Facebook Twitter Canale Youtube RSS
CINEMA
30 Luglio 2019 - 22:36

FERMATE QUELLA SCENIC RENAULT: NON ENTRATE IN QUEL VILLAGGIO

 Print Mail
Midsommar, il villaggio dei dannati (Ari Aster, USA, 2019)
FERMATE QUELLA SCENIC RENAULT: NON ENTRATE IN QUEL VILLAGGIO

Il film ha come inizio la stessa situazione di Hereditary , la protagonista ha una perdita affettiva pesantissima. In questo caso Dani (Florence Pugh, una delle due ragazzine di The Falling e che già ha frequentato l’horror interpretando Malevolent) ha perso i genitori e la sorella in un drammatico suicidio collettivo. Considerata un peso morto dal suo ragazzo Christian (che non ha il coraggio di piantarla per non aggiungere tragedia a tragedia) e, soprattutto, dagli amici di lui. Uno di loro, lo svedese emigrato in USA Pelle, invita tutti ad un festival tradizionale al suo paese natale, un villaggio nei pressi di Halsingland in Svezia.

Un po’ contrariati dalla presenza della ragazza il gruppetto si avvia in Europa e giunge al villaggio non dopo essersi allegramente impasticcati. Qui i ragazzi hanno la loro prima esperienza con gli abitanti locali, una specie di congrega panteista e hippie. Qui ci fermiamo e vi diciamo subito che The Wicker man è il primo pensiero della visione cinefila ma poi, sapendo che la festa rituale si tiene solo ogni 90 anni, la mente scorre a Brigadoon o più precisamente, visto che inquietudine e stranezze aleggiano sul villaggio, alla sua versione gore, il 2000 maniacs di H.G.Lewis.

Avanzare con il racconto sarebbe spoilerare indecentemente (sappiate solo che il cammino iniziatico di Dani per superare il suo trauma ed inaugurare una nuova vita è a dir poco… inusuale) quindi vi farò uno spoiler visivo per farvi capire cosa vi attende: suicidi rituali, sacrifici umani, templi triangolari gialli in cui non entrare (immagine di Dio inserita nel ciclo naturale), facce spappolate, gambe troncate, orsi eviscerati, pozioni d’amore, musica, danze, riti ancestrali, droghe, rupi maestose, libri runici, tortini di carne che contengono peli pubici, accoppiamenti forzati su letti di fiori con coro di donne nude a scandire il ritmo, dementi dalle capacità divinatorie ma, soprattutto, arcimboldiani uomini-frutto, uomini-albero e uomini-orso…

Folle e visionario, il regista Ari Aster si candida a regista culto di horror d’autore dopo il già buono Hereditary (forse un tantino sopravvalutato per come, dopo un inizio notevole e shockante, si innestava nella tradizione cinematografica con ottime atmosfere ma non troppa originalità) con questo oggetto bizzarro che parte dalla tradizione degli innumerevoli film sulle sette per poi esplodere in un delirio che definirei  jodorowskiano. Inquadrature distorte e “animate” per dare il senso di una visione drogata e instabile ed altre ardite (in realtà che ormai fanno parte della grammatica cinematografica perché se ne vedono in sempre maggior percentuale nei film) come le riprese dall’alto in campo lunghissimo e quelle rovesciate (l’arrivo a Halsinglad è girato con l’auto capovolta lungo una strada che prende il posto del cielo).

Il crudele ciclo della vita, nascita, morte e natura detta legge nella comunità. La natura l’avrà vinta sulle povere e passeggere membra umane e probabilmente il destino finale di questo mondo che sta andando a ramengo sarà quello di venire sopraffatto dalla natura (la meravigliosa ma insensibile e crudele natura) fino al rogo sacrificale finale che tutto azzera per un nuovo inizio.

Product placement tutto nella prima parte, prima di arrivare al villaggio con PEPSI e auto SCENIC RENAULT. Poi solo scarpe da ginnastica NIKE e NEW BALANCE.

STEFANO BARBACINI

Midsommar

Regia: Ari Aster
Data di uscita: 01/08/2019
Brand:
Pepsi-Cola

Attenzione: l'accesso ai link č riservato agli abbonati Dy's World


© www.dysnews.eu