Facebook Twitter Canale Youtube RSS
CINEMA
18 Novembre 2025 - 23:00

DIARIO VISIVO (Pittaluga e Cines - Blasetti)

 Print Mail
Resurrectio; Terra mia
DIARIO VISIVO (Pittaluga e Cines - Blasetti)

Doveva essere il primo film sonoro prodotto in Italia, Resurrectio (1931), ma la sua difficile produzione ha fatto in modo che prima di questo uscissero, tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931, La canzone dell’amore  di Righelli e Terra madre dello stesso Alessandro Blasetti, ma girato dopo sempre per la Pittaluga-Cines che in quegli anni stava lanciando i film parlati prodotti in Italia. Vi è stata una corrispondenza sul film tra Pittaluga e Blasetti, riportata sul libretto allegato all’edizione DVD della Ripley Home Video, che rende in qualche modo edotti dei problemi del regista nel finire il film. In una di queste Blasetti scrive: “Premesso che un giudizio completo sullo spettacolo che costituirà il film non è possibile darlo nemmeno da parte mia finché non ne sarà fatta la parte più importante e cioè la colonna sonora per la quale il film è stato messo in cantiere, ritengo “RESURRECTIO” non comune nella concezione e nella condotta scenica, se la colonna sonora sarà quale l’accordammo e concepimmo nelle sedute di preparazione, “RESURRECTIO” sarà il primo vero film sonoro a possibilità di sbocco internazionale, e non farà disonore alla Casa per la quale ho avuto l’onore di dirigerlo”. La trama del film (che dura solo un’ora) è risicatissima e riassumibile in due righe, ma mi piace riproporla come è scritta sul flano pubblicitario del tempo, riprodotto sempre sul libretto già citato, scritto con l’italiano ampolloso di allora: “Uno sperduto, nella vita, macerato dalla passione per una femmina ingrata, sta per uccidersi. Il destino gli offre improvvisamente la salvezza e la resurrezione, porgendogli fra le mani convulse non più l’arma insidiosa; ma un fiore di vita e d’amore”. Il “fiore” qui citato è la ragazza acqua e sapone interpretata da Lia Franca (attrice di semplice spigliatezza), commessa senza soldi, personaggio che sembra uscire da una delle commedie di Camerini, che impedisce all’uomo l’atto definitivo facendolo innamorare di sé contro la femme fatale Florica Alexandresco in tipica recitazione (e vestiario) da vamp alla Theda Bara. Materiale per una commedia sofisticata o per un fosco melodramma che l’ancor giovane Blasetti (con un certo coraggio visto il fallimento dovuto allo sperimentale Sole) fa diventare materiale d’avanguardia mettendovi dentro tutte le sue influenze del tempo (cinema russo e francese degli anni Venti e quindi sovraimpressioni, montaggio serrato di volti, scene di massa, sinfonia della città) ma anche alcune innovazioni sull’utilizzo dei carrelli e dello zoom (praticamente la camera non sta mai ferma con piani sequenza laterali, in avanti e arretrando) e del suono (trasposizioni in immagini eteree della musica diretta dal protagonista). “Colpisce ancora oggi la concezione <<totale>> del sonoro; invece di dar libero sfogo ai dialoghi, come ci si aspetterebbe dopo tanti anni di muto, Blasetti attua un sapiente mixage di parole, musica e rumori, soprattutto quelli di strada, costruendo situazioni sonore simultanee a cui spesso fanno da contrappunto soluzioni visive di chiara matrice avanguardistica)” (Mereghetti) (Voto 7+) A parte l’ambientazione dentro l’hotel Astoria e Il Messaggero letto in più scene del film, il product placement del film è tutto concentrato dentro il bar in cui si vanno a riparare i due amanti, pubblicità più volte inquadrate di Cinzano, Peroni e Coca Cola.

Se Resurrectio fu tenuto in standby con la preoccupazione di non essere abbastanza commerciale a causa delle sue derive avanguardistiche e sperimentali, questo rischio non lo correva Terra madre (1931), un racconto bucolico di contadini e proprietari terrieri, una contrapposizione tra il mondo dei lavoratori della terra e i padroni fatui ricchi borghesi; con un finale che fa dell’elegia del lavoro e dell’amore tra due persone di classi diverse sicuramente attrattivo per il pubblico popolare. Un duca proprietario terriero è costretto a vendere le sue proprietà ad un imprenditore senza scrupoli che vuole eliminare le case dei contadini e sloggiarli dal luogo per costruire. La bella Leda Glori interpreta una di queste lavoratrici e, probabilmente per l’infatuazione che ha per lei, il duca (Sandro Salvini), davanti ai soprusi e alla prospettiva di lasciare sul lastrico i suoi lavoranti, fa marcia indietro grazie ai soldi vinti sul tavolo da gioco cacciando il “nuovo ricco” dal posto e liberandosi della civettuola e viziata fidanzata Isa Poli. Blasetti non rinuncia comunque a far fruttare le sue conoscenze cinematografiche e la sua ammirazione per il cinema avanguardistico degli anni Venti: se la parte borghese fatta di feste noiose, adulteri, giochi d’azzardo e fumo guarda al cinema francese (L’herbier), quella “realistica” del contado con le povere case e il desco comune, il duro lavoro e la solidarietà umana viene girata facendo riferimento al cinema russo (Dovzenko). Ne esce un’opera di bellezza plastica che riesce anche a dare risalto al sonoro (principale scopo della produzione Pittaluga) con canti e balli ben utilizzati. Sicuramente un film più retorico che verista ma che dimostra come il giovane Blasetti con la macchina da presa sapeva farci. (voto 6,5)

STEFANO BARBACINI

© www.dysnews.eu