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CINEMA
7 Ottobre 2025 - 19:25

SORRISI... SFORZATI

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La valle dei sorrisi (Paolo Strippoli, Italia, 2025)
SORRISI... SFORZATI

Paolo Strippoli, giunto alla sua terza opera, si sta ritagliando un posticino interessante nel panorama italiano nel genere horror fantastico, con tendenze all’apocalittico, dopo le già buone prove di Horror classic story e Piove. Di La valle dei sorrisi avevo sentito parlar bene in generale e appena ho adocchiato una proiezione cinematografica pomeridiana (ormai l’età mi rende refrattario alle sale troppo affollate) mi ci sono fiondato. E non mi sono pentito.

L’inizio sembra quello di un consueto film italiano ambientato in un paesino con gente strana (qui tutti sono contenti, immotivatamente), paesino situato tra le Alpi che ormai sono diventate anch’esse ambientazioni “consuete” per il cinema di genere. Qui arriva Sergio Rossetti (Michele Riondino), un ex-campione di judo ora professore di ginnastica, per insegnare educazione fisica. Astioso, triste, incazzato, si vede che porta dentro di sé disperazione e dolore (un altro stereotipo dei film di questo genere) e non ha nessuna voglia di insegnare (quando entra in classe dice agli studenti di non rompergli i coglioni, di prendere una palla e di giocare: non crediate che sia una forzatura, personalmente, ahimé quarant’anni fa, ho avuto un insegnante che si comportava uguale…). La barista Michela (Romana Maggiora Vergano, appena vista anche in Il tempo che ci vuole e mi pare una delle giovani attrici da tener d’occhio) lo raccatta dalla strada in mezzo al vomito e al pianto e lo porta da uno strano personaggio con un ancor più strano figlio, Matteo (il sedicenne Giulio Feltri esordiente decisamente in parte ed inquietante), lo stesso che, ancora bimbo, aveva costretto la madre a buttarsi dalla finestra nella sconcertante scena d’apertura.

Decisamente il personaggio è interessante e inconsueto, ha una specie di superpotere con cui riesce a ridare la felicità a chi lo abbraccia ma poi è anche in grado di entrare nella loro mente sostituendosi a loro e far fare ai loro corpi ciò che vuole. Dio o demone? E’ quello che dovremo scoprire durante il film, di sicuro non è un personaggio senza inquietudini dentro di sé con un’evidente tendenza omosessuale non espressa.

Il film fatica a prendere il suo ritmo e presenta altri passaggi scontati (naturalmente Michela e Sergio finiscono a letto insieme, altro passaggio “obbligatorio”) ed alcuni non necessari che servono solo ad appesantire la trama ma procedento tutto prende campo e il film mostra la sua originalità e diventa angoscioso e, appunto, apocalittico.

(Spoiler) la sequenza finale con il gruppo di paesani allacciati tutti insieme a rappresentare il rischio di una volontà unica e l’impossibilità di avere un’individualità propria, in cui tutti devono mostrare una felicità ipocrita e falsa, ricorda il conformismo contro cui si scaglia un film come New group di Yuta Shimotsu visto al NIFFF 2025.

Strippoli si conferma una realtà interessante nel cinema di genere. Fatelo lavorare… (voto 6,5)

Il product placement non è particolarmente presente, vediamo solo abbigliamento Patagonia e Mizuno e un’auto BMW.

Stefano Barbacini

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