Facebook Twitter Canale Youtube RSS
RASSEGNE
2 Dicembre 2025 - 20:03

UNA VITA IN CINQUE SECONDI

 Print Mail
Cinque secondi (Paolo Virzì, Italia, 2025)
UNA VITA IN CINQUE SECONDI

Come affrontare il dolore causato dal senso di colpa? L’avvocato Adriano Sereni (Valerio Mastandrea sommesso e coinvolto al di là del manierismo) decide di farlo rinchiudendosi in una costruzione fatiscente isolata dal mondo a macerarsi dentro, profondendo antipatia e misantropia. Solo la presenza, all’inizio mal tollerata, di un gruppo di ragazzi e ragazze vogliosi di far resuscitare una vite morta e che non dà più uva da tempo, lo scuotono, volente o nolente. La vitalità dei ragazzi, la voglia di vivere in leggerezza, lavoro e comunità, è contrapposta alla mortuaria esistenza condotta da Sereni. Uno dei tanti dualismi presenti nella densa sceneggiatura di Cinque secondi di Paolo Virzì.

Quando scopre che una delle ragazze, la contessina erede di una villa disabitata da tempo e di cui il rifugio di Sereni fa parte, Matilde (Galatea Bellugi sempre più, felicemente, presente nel cinema italiano, l’abbiamo vista anche in Gloria! E in Tre ciotole col suo sguardo obliquo e la serena e dolente vitalità) è incinta, comincia a ritrovare la sua umanità e il suo passato paterno, quello stesso che condanna come un fallimento. Lui, avvocato di grido, benestante, si è ridotto, infatti, alla condizione di barbone per autopunirsi di errori del passato che ritornano a strappargli ricordi con la presenza della scentrata amante Giuliana (Valeria Bruni Tedeschi) e della ex-moglie Letizia (Ilaria Spada).

Dicevo dei molti dualismi comportamentali e psicologici che sono presenti nello sviluppo della trama: un uomo di successo che si autodistrugge; la scelta difficile di vivere una vita il più possibile normale e felice nonostante la malattia o invece di rinchiudersi in una casa come gabbia protettrice per prolungare una sopravvivenza di dolore e infelicità; la scelta di vita libera da ogni regola e legame fisso che si oppone a quella asservita alla normalità secondo le abitudini sociali.

Virzì abbandona le commedie dei luoghi comuni e delle elementari analisi politiche e sociali per consegnarci un film autoriale che ricorda il Nanni moretti di film come La stanza del figlio o Mia madre con uno stile pacato ed in crescendo, un Virzì che dimostra come riesca ad essere ben calibrato ed intenso come autore, quando vuole.

Il finale del film non farà felici gli oppositori della sanità come male da evitare… (voto 6/7)

Poco product placement, solo brand di auto (Mercedes, Nissan, Volkswagen) nel film.

STEFANO BARBACINI

© www.dysnews.eu