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CINEMA
31 Ottobre 2016 - 11:56

RAVENNA NIGHTMARE FILM FESTIVAL XIV

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L'AMICO AMERICANO (Wim Wenders, GER, 1977)
RAVENNA NIGHTMARE FILM FESTIVAL XIV

L'Amico americano di Wim Wenders, presentato al Ravenna Nightmare Film Festival 2016 nella retrospettiva Lezioni di nero curata da Mariangela Sansone, oggi, visto sugli schermi da un pubblico di giovani amanti del cinema di genere crea sconcerto tra di loro perchè non ne sopportano la lentezza, la frammentarietà. Ho paura che non possano capire, l'Amico americano è un film per cultori, per chi conosce la storia del cinema. E' un film teorico prima che narrativo, un film di testa non di pancia, che ha bisogno di una conoscenza della tradizione del noir prima, ma di tutto il cinema poi.

Liquidato spesso come un noir esistenziale perchè (ed è vero) il protagonista (Bruno Ganz) è portato, tramite l'inganno (gli fanno credere che sta per morire), davanti alla scelta se diventare un killer per guadagnare molto denaro da convogliare alla moglie e al figlio (e quindi messo davanti ad una scelta morale), e perchè sulla sua strada incontra l'americano Ripley (Dennis Hopper), che gli diventerà amico, un disilluso dalle attività poco chiare non più in sintonia con la vita e probabilmente omosessuale innamorato di Ganz (la trama è tratta a grandi linee da Il gioco di Ripley della Highsmith ma ha poco a che fare sia con il libro che con la trasposizione cinematografica della Cavani).

In realtà, come accennato, il film è uno studio/omaggio sul cinema. Un regista tedesco che ancora non è uscito dalla fase JDF (abbreviazione per "nuovo cinema tedesco") e dalle teorie del manifesto di Oberhausen (e la poetica "rozzezza" fassbinderiana incontra qui la fotografia di Robby Muller ma anche dello stesso Wenders, che ricordiamo, è anche importante fotografo) si interroga sul cinema inserendo i meccanismi del noir americano e francese (gli attori non tedeschi sono tutti o francesi o americani, e, ed è questo fondamentale, vi sono camei di importanti registi statunitensi tra cui Nicholas Ray e Samuel Fuller e francesi come Jean Eustache) e in qualche modo li smonta per ricostruirli secondo i dettami delle nuove teorie cinematografiche. Che Wenders sia cultore di cinema e le sue opere vadano verso una teorizzazione filmica del cinema è confermato non solo dalla continua presenza in questa pellicola di macchinari e oggetti appartenenti alle radici del cinema visti con meraviglia dai protagonisti e dal figlio di Ganz, ma soprattutto dalle opere successive del regista che con Hammett fa un'operazione postmoderna sull'hardboiled americano, con Lo stato delle cose si butta all'interno dei meccanismi produttivi e con i suoi documentari (tra cui i Fratelli Skladanowski, Tokyo-ga e il doloroso Nick's Movie) ci immerge di volta in volta nel cinema delle origini, nel cinema di Ozu, nel cinema classico americano (e nella sua fine).

Vi è anche un omaggio al cinema di un altro grande destrutturalizzatore di dispositivi cinematografici, Jean-Luc Godard (vedere la scena in cui Hopper e Ganz con cappelli in testa si nascondono nei boschi che sembra uscire da A bout du souffle, Bande à part o Pierrot le fou).

Ma se vogliamo andare più a fondo si potrebbe anche dire che il film rappresenta il tentativo delle altre arti, la pittura e la fotografia, arti ormai considerate morte e buone per i musei o per farci affari (Hopper vende i dipinti di un pittore creduto morto e vi specula sopra ed è fotografo che si riprende continuamente con Polaroid; Ganz è un corniciaio e quindi quello che stabilizza e immobilizza la pittura ai muri) di vendicarsi del cinema (le vittime di Ganz e Hopper diventati killer appartengono a bande il cui boss è Samuel Fuller, icona del cinema americano) per riuscire a liberarsene e ritrovare la vita reale (sia questa l'amicizia maschile dai tratti omosessuali o sia la famiglia). Ma alla fine a sopravvivere sarà il cinema, la finzione (Fuller non muore).

Allora i giovani cinefili che spesso non recuperano le "vecchie robe" e che ormai stanno decretando la fine di un certo cinema (o di tutto il cinema) con le nuove estetiche derivanti da web e videogiochi, cosa riescono a percepire di un film come L'amico americano? Che è lento, che è frammentario, che è vecchio...

Il film è sorprendentemente pieno zeppo di product placement. Le brand più evidenti sono CANADA DRY più volte presente su di un biliardo, i cornflakes KELLOG'S, la solita COCA COLA, MARLBORO. Apprendiamo anche che l'AMERICAN HOSPITAL è il miglior ospedale di Parigi...

 

Stefano Barbacini

Der Amerikanische Freund

Regia: Wim Wenders
Produzione: Bavaria Film
Data di uscita: 01/01/1977
Brand:
Coca-Cola

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