Sulle tracce di Liquirizia (anche se con tutt’altra trama) Salvatore Samperi cerca ancora di costruire una commedia squinternata e divertente corale. Stavolta però quello che era attraente per il suo disordine e la sua anarchia nel film precedente, stavolta in Un amore in prima classe diventa proprio un’insipida accozzaglia di scenette che non permettono mai alla commedia di prendere quota e resta quello che è, appunto un’opera solo squinternata.
Tutta girata a bordo di un treno, si segue il viaggio di un padre e del figlio, viaggio continuamente messo in “pericolo” dalla vivacità del bambino e dai comprimari, tipologie grottesche dell’uomo e della donna italiani, che si incontrano nei vari vagoni.
E’ un peccato perché la scelta degli interpreti era ottima. E’ buono Montesano del ruolo di un padre separato in difficoltà a gestire un figlio con l’argento vivo addosso che si innamora di una antropologa, la deliziosa Sylvia Kristel. Sono ottimi i due coniugi interpretati da Franca Valeri e Felice Andreasi (entrambi sicurezze di divertimento e professionalità), è ottima anche l’ultima interpretazione di Memmo Carotenuto nel ruolo di un cieco dispotico che verrà miracolato.
Quello che invece non funziona è tutto ciò che circonda la vicenda principale. Non funziona il personaggio di Sergio Di Pinto (un giovinastro maschilista e cocainomane), non funziona la macchietta del controllore “moralista” di Gianfranco Manfredi, non funziona il “sosia” di Luc Merenda (Merenda stesso autoironico perché nessuno lo riconosce) non per la trovata che è divertente ma per l’insopportabile doppiaggio dialettale; non funzionano neppure le insopportabili femministe (insopportabili non in quanto femministe ma perché ridotte a caricatura niente affatto divertente) e non funziona neppure l’ipotemo, lo scheletro di uomo dalla testa di cavallo che vorrebbe dare un tocco di surrealtà (rimembrando il sarchiapone di Walter Chiari) al film. Non funziona soprattutto il pessimo e insopportabile bambino mal interpretato e mal costruito come personaggio.
Insomma, talenti sprecati tra cui quello dello stesso Samperi.
A parte la presenza di un lettore di Tex Willer e uno del quotidiano L’Occhio non vi è product placement nel film.