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CINEMA
27 Dicembre 2024 - 17:28

DIARIO VISIVO (altri film dimenticati in polverose VHS)

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Le comptoir; La tua donna; Twister
DIARIO VISIVO (altri film dimenticati in polverose VHS)

Da una vecchia vhs recupero (era passato sul canale di Rai Cinema dedicato al cinema internazionale dove numerosi film inediti in versione originale con sottotitoli venivano programmati, prima dello streaming selvaggio) il francese Le comptoir (1998), unico lungometraggio di finzione della figlia di Jacques Tati, Sophie Tatischeff, purtroppo morta giovane nel 2001 a soli 55 anni appena compiuti. Il film ha per protagonista un bancone di bar che vediamo passare, a inizio film ambientato nel contemporaneo, dalla vecchia proprietaria ad una “cittadina” che cerca una nuova vita lontano dalla città. Con flashback curati e mai né ingombranti né troppo esplicativi, scopriamo la storia di Marie e Jean, due bambini del paese bretone in cui il film è ambientato cresciuti insieme ad inizio secolo. Lui ama lei da sempre ma non riesce mai a dichiararsi e resta in disparte a guardare la propria vita e quella di Marie scorrere via fino ai giorni della chiusura del bar. Lei si sposa, diventa vedova durante la seconda guerra mondiale, ha altri corteggiatori e sogna sempre di andarsene a Brest, la città più vicina, senza mai avere il coraggio di farlo. Il film sembra una versione naif di L’amore ai tempi del colera di Marquez ambientato nella campagna bretone e si segue bene, con sprazzi intensi ed altri lievemente ironici, per tutta l’ora e quaranta di durata. (voto 6+) Aperitivi francesi Byrrh e Suze protagonisti del product placement del film.

Sempre da vecchie registrazioni mi capita tra le mani un film che passa poco sulle reti generaliste. Lo registrai da Rete 4 molti anni fa e solo oggi l’ho visto. Si tratta di La tua donna (1954) di Giovanni Paolucci regista di tre lungometraggi prima di una prematura dipartita a soli 52 anni. Il film è un melodrammone con omicidio, che inizia come un noir: un uomo entra in una stanza con una donna, un bambino li osserva, si sente un colpo di pistola, l’uomo fugge, il bambino entra nella stanza e ad un certo punto lascia cadere il pallone che aveva tra le mani che rotola vicino al cadavere della donna. Vi è anche un’inquadratura della fuga del possibile omicida dall’alto di una scala a spirale. I riferimenti sono chiari. Poi vi è l’arresto del protagonista, l’avvocato e deputato Sandro Ademari (Massimo Girotti in un ruolo che di solito in quel periodo interpretava Amedeo Nazzari), l’inizio del processo e dei flashback che ne raccontano la storia. Partigiano durante la guerra conosce e si innamora di una contadina, Luisa (Lea Padovani) e la sposa facendo anche un figlio con lei. Come avvocato si prende carico delle cause del mondo agricolo cercando di limitare gli sfruttamenti dei contadini ma capisce che solo entrando in politica e in Parlamento avrà possibilità di cambiare le cose. Una volta riuscito nei suoi intenti e diventato deputato, perde un po' di vista i suoi obbiettivi e si lascia affascinare dal mondo dell’élite, tra nobiltà, lusso e, soprattutto, piaceri della carne quando incontra la prosperosa Contessa Germana (Patricia Neal), ricca vedova che lo circuisce. Perderà così i contatti con la moglie e con il figlio. Luisa però non si arrende e va a Roma causando problemi alla coppia “irregolare”, sarà questo il motivo per cui ci sarà lo sparo e la morte di Luisa visti ad inizio film? La parabola di Ademari mi ha ricordato quella di Pietro Bosco, il leghista personaggio della serie tv 1992 che va a Roma per rovesciare il mondo politico corrotto romano e ne resta invischiato… questo per dire che a distanza di 60 anni le dinamiche non sono poi cambiate molto, almeno dalla prospettiva di sceneggiatori e registi che guardano ai meccanismi della politica. Dicevo che il film è un tipico melodramma alla Matarazzo ma Paolucci mi sembra (quell’inizio, la presenza di Patricia Neal, alcune scelte scenografiche) guardi decisamente ad Hollywood e voglia dare questa impronta (riuscendoci solo in parte) al suo film. (voto 6-) Nel film si cita, unico possibile product placement, Ballantines, offerto dalla Contessa a Sandro che all’inizio è astemio poi invece…

Un classico del catastrofico Twister (1996) di Jan De Bont si trova anche in streaming, quindi non praticamente dimenticato come i due precedenti. Dopo essere stato un apprezzato direttore della fotografia per alcuni dei più importanti registi della natia Olanda (Veroheven, Rademakers), De Bont ha bissato in terra americana (McTiernan, Ridley Scott, Schumacher) prima di esordire nella regia con l’iperadrenalinico Speed. E nell’ambito dell’action resta anche Twister che fa parte del genere disaster movie,  ma principalmente è un film di sfide. La sfida di Helen Hunt e Bill Paxton contro i cicloni, che rincorrono come Achab Moby Dick, per sperimentare una loro invenzione (chiamata Dorothy dal Mago di Oz) che gettata nel mezzo della tormenta può rilevare dati fondamentali per anticipare gli eventi disastrosi; la sfida del cattivo (e naturalmente stupidissimo) rivale “cacciatore di tornado” Jonas Miller, che con mezzi leciti e meno leciti cerca di anticipare il duo protagonista e diventare famoso; infine la meno “pericolosa” e impari sfida di Helen Hunt, ex moglie del personaggio interpretato da Bill Paxton, per riconquistare l’uomo ai danni della bella e ingenua psichiatra Jamie Gertz, nuova fiamma dell’ex-marito. Tutto in questo film è amplificato, non solo i terribili cicloni con la loro carica cinetica e il loro rombo terrificante, ma anche la più banale delle cose. Qualsiasi movimento (auto che si aggirano nelle campagne, bistecche da gustare, rapporti tra i personaggi, modifiche a “Dorothy”, soste nei bar, i campi di granoturco) diventa, nelle mani del regista e del montatore, qualcosa al “limite della fine del mondo”, e così anche la recitazione è enfatizzata (alcune espressioni di Helen Hunt, l’inquietudine di Paxton, la “follia” buona di un irrefrenabile Philip Seymour Hoffman) in modo che non vi siano praticamente momenti di stasi. Uno spettacolone, un’“americanata”, da divertimento poco esigente girato da un regista che conosce il proprio lavoro. Un film Amblin-Warner prodotto tra gli altri da Spielberg e scritto da Michael Chricton. (voto 6-) Jeep, Jack Daniel’s e, soprattutto, Pepsi, le cui lattine serviranno per “aggiustare” Dorothy, tra il product placement del film.

Stefano Barbacini

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