Potere alle donne nel cinema! Hanno dominato nei premi dei David di Donatello e finalmente possono esprimere le loro potenzialità e non sono più tenute in secondo piano, come lamenta Margherita Vicario per le tante compositrici di talento ma rimaste sconosciute nell’Ottocento perché non hanno potuto esprimere il loro talento solo per il loro essere donne. E finché ci saranno brave autrici come la Delpero o la Vicario siamo contenti che ciò succeda, un po’ meno quando, per dare una parità di genere a tutti i costi, si sprecano soldi per film diretti da autrici molto meno interessanti (ma non è che i colleghi maschi siano tutti così meritevoli… in effetti…).
Ma parliamo dell’opera d’esordio di Margherita Vicario, Gloria!, un film di musica e rivolta femminile contro religione e patriarcato, ambientato nei primi anni del secolo XIX. In un orfanatrofio femminile si attende l’arrivo del Papa e si crea fermento. Il prete che rappresenta il potere (corrotto) ecclesiastico nell’istituto, è incaricato, avendo un passato da compositore non si sa quanto reale, di comporre un concerto in onore dell’Alta Autorità in arrivo. Le ragazze che sono lì anche per imparare musica, tra strumentiste e coro, attendono l’arrivo della composizione che il prete, tra una passione deleteria per un giovane uomo, preoccupazioni finanziarie e mancanza di ispirazione, non riesce a partorire. Allora saranno le ragazze, scoprendo un pianoforte di alta fattura regalato a loro da un benefattore, a prendersi in carico la composizione. Nascono contrasti perché tra di loro vi è anche un’orfanella di “serie B” che fa loro da serva e che essendo dotata vuole prendere in mano la situazione contro la naturale “leader” del gruppo. Alla fine però la sorority si unisce in una rivolta “musicale” contro i parrucconi che vogliono metterle in secondo piano e costringerle al loro ruolo di donne e contro il prete che si è anche impossessato del pianoforte per venderlo.
Film tutto a favore dei diritti femminili e della loro liberazione personale. Gli uomini sono quasi tutti negativi. Chi ha costretto all’orfanotrofio la figlia dopo la perdita della madre, chi ha violentato e messo incinta una delle orfane per poi toglierle il figlio e darlo alla moglie, chi illude una ragazza per toglierla dall’orfanotrofio e sposarla per poi eclissarsi, il prete che si fa ricattare dal giovane amante a sua volta uno sfruttatore che allo scopo utilizza il suo corpo… per non parlare del Papa che scomunica tutti perché la musica suonata non è la solita tradizionale e sa di rivolta femminile… Si salva solo un inserviente di basso rango che aiuta le ragazze come può.
Il film ha un inizio “musical” fulminante, un sogno della servetta dal talento musicale che dà vita ad una sequenza coreografata in cui la musica si fonde ritmicamente con i rumori delle attività consuete dell’istituto, idea non sicuramente nuova ma benissimo condotta. In seguito però fa fatica a sollevarsi dalla medietà delle commedie in costume italiane, sempre in bilico tra impertinenza e drammaticità, tranne nel finale ben concepito che dimostra che siamo davanti ad una regista con ampi margini di crescita.
Il film si avvale di giovani attrici di talento tra cui la francese Galatea Bellugi, che già ci aveva colpito con i suoi occhi dolci e la sua forza interpretativa in L’engloutie, bel film visto al NIFFF 2025, Carlotta Gamba (Dostoevskij), Sara Maffodda, Maria Vittoria Dallasta e Veronica Lucchesi ovvero La rappresentante di lista qui in versione attrice ma anche cantante di una canzone. Ospiti di pregio principalmente scelti tra attempati comici come Paolo Rossi (il prete subdolo), Natalino Balasso (il nobile stupratore) e Elio (l’inserviente “umano”). (Voto 6+)