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CINEMA
21 Marzo 2024 - 18:15

LA MASCHERA DELLA MORTE ROSSA

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Ferrari (Michael Mann, USA, 2023)
LA MASCHERA DELLA MORTE ROSSA

Ho approcciato la visione del film Ferrari con scetticismo, un po’ perché gli ultimi film diretti da Michael Mann mi sono sembrati decisamente sopravvalutati, un po’ perché la biografia di Enzo Ferrari mi sembrava priva di particolari spunti e mi aspettavo di vedere ingegneri al lavoro di progettazione di auto, corse a quattro ruote e un uomo che ottiene successo “facendosi da solo”, con il rischio del biopic agiografico.

Invece ne esco con ancora davanti agli occhi il momento horror del film, quei corpi dilaniati, quell’auto completamente distrutta nell’incidente di Guidizzolo (purtroppo tutto digitalizzato e quindi visivamente “decadente” ma ormai il cinema moderno ce lo dobbiamo prendere così). Ferrari è un film ammantato di morte, soprattutto la parte “sportiva” è tutt’altro che celebrativa dato che è lì che si muore. Le corse automobilistiche e la voglia di vittoria di Enzo Ferrari portano tragedie.

Il film si concentra sull’anno horribilis (per il costruttore modenese qui interpretato da un Adam Driver volutamente poco comunicativo) 1957. La fabbrica rischia la chiusura perché piena di debiti, il rapporto con la moglie Laura (Penelope Cruz “umanizzata”) ha raggiunto il nadir negativo quando lei scopre che il marito ha un’amante e un figlio da più di dieci anni (e quello con l’amante si incrina perché Ferrari non può dare il proprio nome al figlio) ed infine l’orribile tragedia durante la Mille Miglia (tragedia che metterà fine per sempre alla competizione) in cui morirono 11 persone tra cui 5 bambini che guardavano i loro eroi sui velocissimi bolidi rossi. Ma la morte aleggia sul film fin dall’inizio con quella triste “processione” in cui i famigliari vanno a rendere omaggio alla tomba del figlio di Enzo e Laura, Dino, morto di malattia a soli 24 anni un anno prima. Dino è il convitato di pietra del film, colui che diventa ricordo e presenza allo stesso tempo per i genitori che dall’evento sono stati cambiati completamente costruendosi una corazza di cinismo e distacco. La loro vita da quel momento diventa solo ricerca di un’affermazione per lui e un rapporto d’affari per lei.

Mann ha fatto un’operazione intelligente, il film non è una biografia canonica ma uno stridente panorama di un’intimità sconvolta, di rapporti personali racchiusi da una scorza durissima, di una società avida di successo, scoop e denaro. Un’Emilia produttiva ma senz’anima. Una corsa folle verso un traguardo che si chiama morte. (Voto 7)

Mezzo panorama industriale italiano è rappresentato dalle marche presenti nel film. Il product placement è ovviamente dominato dalle marche automobilistiche (Ferrari ma anche le rivali Jaguar e, soprattutto, Maserati) e da quelle che hanno a che fare con il mondo delle corse (carburanti e pneumatici in primis, Pirelli, Shell, Castrol, Dunlop, BP…) ma anche marche di generi alimentari che troviamo a bordo pista o sulle auto stesse (Motta, Buitoni, San Pellegrino…)

STEFANO BARBACINI

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