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CINEMA
20 Luglio 2025 - 21:19

IL SEME DELLA RIVOLTA PARTE DA COCA COLA?

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Il seme del fico sacro (Mohammad Rasoulof, Iran, 2024)
IL SEME DELLA RIVOLTA PARTE DA COCA COLA?

Le rivolte di studenti e donne del 2022 in Iran vengono documentate nel film con i video girati dai partecipanti sul posto, quei video che venivano censurati e sostituiti con informazioni “ufficiali” della tv iraniana su rivoltosi violenti e donne che protestano perché vogliono andare in giro “nude”. Le dinamiche sono le solite di tutti i regimi dittatoriali, qui aggravati da interpretazioni religiose che diventano dogmi e limitazioni della libertà della popolazione e, come quasi sempre succede, sono le donne ad essere le più bistrattate.

Potente da questo punto di vista il viso deturpato da una fucilata di pallini di una ragazza che stava solo assistendo alle manifestazioni e che diventa una persona sgradita per le compromissioni che può causare a chi le sta vicino e poi arrestata e fatta sparire senza pietà dal potere.

Ma il film di Mohammad Rasoulof è interessante anche perché vede la situazione politico-sociale dal punto di vista della famiglia di un Giudice appena promosso a Giudice Istruttore. Quindi li vediamo dalla parte dei difensori dello status quo. L’uomo ad inizio film lo vediamo credere nella giustizia, disposto a studiarsi enormi faldoni per capire se chi è accusato sia colpevole o innocente. Nella sua nuova carica però capisce che le cose non saranno proprio così nella sua nuova posizione, infatti, gli verrà ordinato di firmare condanne a morte di giovani senza approfondire nulla. Trincerato in famiglia dove una moglie devotissima ne difende la posizione di portatore dei dettami dati dai custodi della fede e del potere di regime, si ritrova a dover far fronte all’apertura mentale delle due figlie adolescenti che non credono alle bugie del Governo, quello che lui difende ciecamente. La disgregazione delle certezze passa anche dalla sparizione della pistola che gli è stata assegnata, arma allo stesso tempo di difesa e di manifestazione di potere. Il rischio di diventare un bersaglio per i rivoltosi, di non essere capito dalle figlie e di perdere il lavoro, se non addirittura di finire in prigione per aver perso la pistola, lo renderanno paranoico e folle. Arriverà addirittura a sottoporre ad un inquisitore professionale, uno di quelli che interrogano i prigionieri nelle carceri, la moglie e le figlie…

La famiglia del Giudice diventa metafora della nascita della disgregazione (il seme del fico sacro che germoglia) del sistema sociale iraniano ed avrà un finale (a cui si giunge senza fatica spettatoriale nonostante le quasi tre ore di film), lontano da Teheran i nostri vivono, nel suggestivo e possente paesaggio in cui si trova il villaggio fantasma, scavata nella roccia, delle rovine di Kharanaq.

Un film importante e contemporaneamente coinvolgente in cui chi guarda viene trascinato in un andamento da thriller, seppur lento, che sa terribilmente di realtà vera. (voto 7+)

Product placement principale e quasi unico, Coca Cola. Si vedono anche una macchina da cucire Juki e la marca di prodotti Jojo in un supermercato.

Stefano Barbacini

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