Finalmente (una volta tanto…) la decisione presa dalla giuria del Neuchatel International Fantastic Film Festival 2018 ci trova tutti concordi qui in redazione. Probabilmente perché l’idea di cinema di Cronenberg (presidente della Giuria) collima con il nostro. Climax era di gran lunga il film migliore del lotto. Un film che nel genere ci sta stretto ed è più un film d’autore, ma di un autore fuori dagli schemi e provocatore, quel Gaspar Noé che da Irreversible a Love non si è mai trattenuto nel provocare ed esagerare.
Però Noé è anche regista con i cosiddetti, a volte eccessivamente provocatorio ai limiti dello stucchevole ma capace di coinvolgere e colpire lo spettatore sia visivamente che mentalmente.
In Climax tutto inizia con pacata visione documentaristica sui componenti di razza e sessi diversi di una compagnia di danza che vengono intervistati e poi seguiti durante un numero del loro repertorio ripreso in maniera sublime col la camera che dall’altro segue le evoluzioni dei ragazzi in un balletto sfrenato. Quello che succede poi proprio all’interno di un gruppo che per inclinazione dovrebbe essere solidale e compatto (la precisione della danza non dà scampo ad un cattivo lavoro di coordinazione dell’intera compagnia) è tutto da vedere più che da raccontare.
Complice una quantità imprecisata di LSD sciolta dentro alla sangria presente nel locale in cui i ragazzi si allenano e adattata per un party di fine prove tra di loro, il peggio di loro si scatena e i compagni che sembravano tanto coesi e amici si ritrovano a portare in superficie tutti gli odi, le invidie e le pulsioni sessuali che tenevano custoditi dentro di sé. Lo spettatore martellato per tutta l’ora e mezza di durata del film da una musica da deejay sparata nelle orecchie senza un attimo di tregua vedrà il disfarsi del collettivo in odi razziali, gelosie, violenze sessuali, impulsi incestuosi, linciaggi e pure il coinvolgimento di un bambino che correrà rischi tremendi. Un colpo allo stomaco allo spettatore che uscirà con un certo malessere interno ma anche conscio di aver assistito ad una prova di virtuosismo registico e ad un’opera che parla della realtà che ci circonda utilizzando il microcosmo della compagnia di danza quale metafora del disagio esistenziale odierno.
Scheider tv (una costante dei film del festival), giradischi Numark, strumenti Technics e tute Adidas costituiscono il product placement del film a cui vanno aggiunte le numerose bottiglie di Coca Cola e Heineken presenti sul tavolo allestito per il "party".