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CINEMA
20 Aprile 2024 - 09:14

DIARIO VISIVO (Fritz Lang)

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L'inafferrabile e Una donna nella luna, gli ultimi film "muti" di Lang
DIARIO VISIVO (Fritz Lang)

Nel 1927 siamo agli apici della ricerca visiva del cinema muto, ormai è arte pura, forse la più pura cinematograficamente ottenuta. L’espressionismo, rivoluzione dell’immagine ma riguardante più la scenografia che non la ricerca dell’inquadratura e della resa iconografica, è passato ed ora le avanguardie sono nel cinema francese (su questo sito è stata fatta una lunga disanima dei capolavori francesi degli anni ’20), in Ejzenstein e nel cinema tedesco di fine decennio. Quello di Murnau e di Lang principalmente. Lang riesce con L’innaferrabile aka Lo spione (1927) a modernizzare e ad elevare ad arte quello che nelle mani di Feuillade sarebbe stato un serrato serial di spionaggio. Già l’inizio è un colpo al cuore, riprese di una moto in corsa dal basso, sovrapposizioni d’immagini totalmente futuriste. Boccioni e il dinamismo delle macchine li ritroviamo anche durante il resto del film (l’incidente di treni, l’inseguimento in auto, l’entrata dell’auto nell’edificio). Il film assolutamente di genere unisce il Dottor Mabuse con Metropolis quindi è puramente langhiano, per lo meno del Lang del muto. La trama è intricatissima con un inafferrabile genio del male (interpretato per continuità dallo stesso attore de il Dottor Mabuse) che da una stanza ipertecnologica, fermo su una sedia a rotelle, controlla i suoi affari, la sua banca e la politica internazionale (traffici tra esuli russi, giapponesi e tedeschi con il rischio che il tutto sfoci in guerra, quella guerra che arriverà dopo meno di un decennio; come scriveva Kracauer il cinema migliore di quel decennio aveva già anticipato dittatura e disastri bellici). Lo fa utilizzando prezzolati ufficiali traditori, belle spie che per carpire informazioni sono disposte a tutto (sesso compreso), truci assassini fatti evadere dalle carceri, infiltrati nei ranghi dei servizi segreti e ricatti a belle donne borghesi. Contro tutto ciò i servizi attivano l’agente 326 che viene contattato dalla spia, al soldo dell’inafferrabile, Sonja, una bella russa fuggita dall’Ochrana, la polizia zarista. Sonja ruba importanti documenti a 326 ma inaspettatamente se ne innamora, ricambiata. A questo punto inizia una lotta tra il demiurgo malvagio e 326 con in mezzo la bella spia che viene imprigionata in una stanza. Un tipico intreccio da feuilleton che però Lang nobilita con immagini di rara bellezza. L’erotismo con cui “fotografa” Sonja e Kitty (un’altra spia senza scrupoli), le sequenze d’azione, l’incredibile bellezza del segmento in cui il giapponese Masimoto si lascia andare tra le braccia della falsa ingenua Kitty e poi si uccide con un harakiri (sovrapposizioni d’immagini poetiche e impatto clamorosi) fanno di questo film tendenzialmente di “consumo” qualcosa di artisticamente pregnante. (Voto 7+). L’Hotel Olympic, il giornale 8uhr Abendblatt, il locale Dainelli (in cui si boxa e balla allo stesso tempo), il Grand Bar Erdinal è difficile verificare se esistessero realmente e quindi se sono reale product placement, mentre sicuramente esistevano il Johnny Walker e l’Orient Express. Da riportare la battuta del demiurgo che quando gli offrono dei soldi risponde: io non ne ho bisogno, sono ricco come Ford ma pago meno tasse di lui.

L’ultimo film “muto” di Lang, Una donna nella luna (1929) è anch’esso film che guarda al serial (d’altronde la lunghezza di 2 ore e 45 minuti è considerevole) e al genere. Praticamente è suddiviso (in modo non dichiarato) in due parti. La prima si può tranquillamente accostare al precedente, ovvero al genere spionistico, con un vecchio scienziato caduto in disgrazia, perché ha idee troppo innovative e per questo è sbeffeggiato dai colleghi e ridotto in povertà, che viene “salvato” dal protagonista Helius (bellissima la sequenza girata all’interno della casa malridotta dell’affamato vecchio con Helius che arriva con pane imburrato e salume) che si dice interessato al suo progetto. Il progetto consiste nella costruzione di un razzo per raggiungere il lato scuro della luna dove dovrebbero trovarsi acqua e oro in grandi quantità. All’idea è interessato anche il ricco e avido Turner, uomo dalla capacità di trasformarsi con pochi tocchi in un’altra persona e che è aiutato da una banda di ceffi e da una ragazza finta ingenua (il corrispettivo delle spie femmine de L’inafferrabile). Altra importante sottotrama riguarda Friede (interpretata da Gerda Maurus la Sonja del precedente film) donna intrepida quanto affascinante amata da Helius ma in procinto di sposarsi col migliore amico dell’uomo, Windegger. Piani di viaggio che passano di mano in mano, minacce, esplosioni e costrizione sotto ricatto di unire gli sforzi da parte di Turner per il viaggio sulla luna. La seconda parte è un dramma sentimentale fantascientifico. Infatti è incentrata sul viaggio dentro il razzo e sulle avventure che avvengono sul territorio lunare. Al viaggio partecipano tutti i protagonisti prima elencati, Helius, Friede, il vecchio, Windegger e Turner più un ragazzino infiltrato, il tipico clandestino dei film d’avventura. Si trova l’oro ma anche la morte, Turner si dimostra il personaggio negativo che è e insieme al vecchio lascia questa esistenza avendo però il tempo di danneggiare la riserva di ossigeno dell’astronave. A questo punto dei quattro rimasti solo tre possono tornare sulla terra. Davanti a questa prospettiva Windegger si dimostra vile e debole mentre Helius decide di sacrificarsi perché capisce che non può separare la coppia e avere l’amore di Friede. Ma contrariamente a Casablanca e alla correttezza hollywoodiana classica, alla fine l’adulterio ha la meglio, con la complicità della luna. A parte qualche trovata geniale anche visiva (le lacrime di Friede che cadono sulla mano ferita di Helius, alcune riprese azzardate dall’alto già utilizzate anche nei film precedenti di Lang, la scelta dei vestiti e del look dei protagonisti, l’attenzione solita a futuristici attrezzi e macchinari) il film non è artisticamente al livello del precedente anche se resta decisamente gustoso e impudicamente “julesverniano”. (voto 6/7). Product placement deciso per il dentifrico Odol e inquadratura concessa al negozio Maras. Il piccolo protagonista del film legge il fumetto Mingo, il Nick Carter dei cieli.

STEFANO BARBACINI

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