Il britannico di origini iraniane Babak Anvari torna al NIFFF-Neuchatel international fantastic film festival con il suo ultimo film Hallow road. Un film che gioca sulla tensione del detto e del non visto.
Una coppia su un’auto sta andando sul luogo di un incidente d’auto che coinvolge la figlia. Sentiamo la sua voce al telefono, ansiosa, che racconta confusamente cosa è successo. C’è un morto da lei investito. La moglie infermiera vorrebbe che lei continuasse a cercare di rianimare la persona finché c’è un minimo di speranza. Il marito, più pragmatico, sicuro della morte dell’investita, vorrebbe che lei la spostasse a bordo strada per cercare di insabbiare la sua colpevolezza…
Il film è questo, due personaggi e una voce fuori campo. Dai dialoghi escono contrasti famigliari, preoccupazioni per il futuro, decisioni difficili da prendere, problemi morali e cose misteriose che nel frattempo sembrano avvenire sul luogo che i nostri raggiungeranno solo a fine pellicola.
Anvari nei suoi momenti migliori (ricordiamo Sotto l’ombra il bell’esordio presentato proprio al NIFFF) riesce a costruire cinema inquietante sul nulla, su quello che si sente e su quello che si rimugina. Per il resto abbiamo volti preoccupati, tensioni dovute a rumori e accadimenti fuori campo e che sembrano trascendere nel fantastico. Un horror totalmente d’atmosfera e di mistero. Film di percezioni più che di visioni.
(Voto 6,5)