Il titolo originale del film, La verità secondo Maureen K., è decisamente più esplicito e indicativo di quello italiano, ovvero La sindacalista. Il primo gioca esclusivamente sul fatto principale della vicenda (una storia vera ci dicono nei titoli iniziali) ovvero uno stupro della protagonista (Isabelle Huppert di cui ormai non si sa più cosa dire, sembra quasi un'entità irreale nella sua mostruosa capacità di ripresentarsi sempre giusta al posto giusto) per il quale lei, Maureen, viene accusata di impostura e da vittima diventa colpevole. Si trascura così tutta la parte politico-affaristico-sociale presente nel film.
Maureen Kearny infatti è una sindacalista che da anni "battaglia" con una multinazionale per far mantenere un rispetto dei dipendenti nei vari "siti" lavorativi. La multinazionale è la Areva che opera nel campo del nucleare. E' anche un film che punta il dito sul rapporto uomini-donne nel mondo dell'industria, infatti l'amministratrice delegata dell'azienda (che ha rapporti corretti, seppur conflittuali, con la sindacalista), viene fatta fuori per mettere al suo posto un uomo che scopriremo aver già in mente piani di smantellamento e vendita del know-out ad industriali cinesi (supportato dalla politica). Trovatasi a dover fronteggiare da sola questi poteri enormi rispetto alla sua figura determinata ma, ovviamente, con i limiti della sola richiesta di giustizia sociale, comincia ad essere minacciata e vessata. Fino all'episodio centrale, quando un uomo incappucciato le entra in casa, la lega ad una sedia, le incide con un coltello una A sul ventre e le infila un coltello nella vagina.
Le indagini portano a credere che lei si sia inventata tutto. Indagini superficiali in cui viene accusata anche di problemi mentali portandola a cedere e a confessare, in un momento di sconforto, di essersi inventata tutto pur di finirla lì. Tornata ad insegnare, abbandonato il ruolo di sindacalista, dopo alcuni anni si pente delle sue decisioni e dà l'incarico ad un nuovo avvocato di riaprire la vicenda...
Il film resta leggermente ambiguo su quanto i sospetti e le accuse contro la donna siano dovuti ad un'incapacità della polizia nelle indagini e non ci mostra chiaramente se dietro vi siano i "poteri forti" a manovrare la vicenda, probabilmente perché essendo chiamati in causa nomi realmente esistenti o comunque chiaramente identificabili non ha le prove per farlo, ma è evidente che la possibilità che questo sia successo resta sempre presente come una cappa sul film.
Salomè (regista in precedenza di film grand public come Belfagor e Arsenio Lupin) gira un film in modo corretto supportato da tale monstre d'attrice e riesce a mettervi di suo qualche piano ben studiato per esplorarne l'intimità, costruisce anche la personalità del compagno come un empatico marito di mezza età, sovrappeso, gentile e... rockettaro (indossa la t-shirt dei Clash e fa musica).
Tra il product placement troviamo computer Acer, l'auto della protagonista che è una Renault Twingo, un televisore Toshiba.
(voto 6+)