Urlo. Arriva la polizia. Una giovane donna è stata arrestata per gli scontri con la polizia ma il fidanzato superborghese va a liberarla (il commissario è Tinto Brass) portando in dono una piccola mancetta per le guardie. Il borghese propone alla fidanzata ribelle di sposarlo la prossima settimana e lei accetta. Al matrimonio lei scappa per seguire un attore pazzo che la porterà in un viaggio surreale che non ha niente da invidiare a quelli di Bunuel o Jodorowski e che la porterà ad essere catturati da una famiglia di filosofi nudisti e cannibali, una serie di orge nello psichedelico spermotel, a fuggire dai soldati che stanno rastrellando ed uccidendo gli hippie, alla stazione per incontrare una strana ragazza (la speranza, la vita?) che piange, Diogene che vaga con la sua botte, suonatori, artisti, ballerine voodoo fino agli ospiti di un manicomio all'aperto dove una sorta di direttore predica l'importanza dello Spic&Span (unico teoricamente product placement del film) per spazzare i peccati.
Forse il più interessante film del regista di quel periodo fu sequestrato in Italia per 4 anni