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CINEMA
16 Febbraio 2022 - 15:33

FRANCE HOLOCAUST

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France (Bruno Dumont, F, 2020)
FRANCE HOLOCAUST

Parigi. Emmanuel Macron tiene una conferenza stampa dove ha visibilmente soggezione della giornalista in prima fila France de Meurs (un nome, un programma), la donna di punta dell'informazione in Francia che lavora per un importante network nazionale (di cui l'onnipresente logo giallo con una i rossa non ricorda assolutamente niente) per il programma "Regarde sur le monde".

Lei, bellissima (Lea Seydoux che abbiamo appena ammirato sia come cazzuta Bond Girl di No Time to Die che come secondina/modella nuda per l'artista pazzo Moses nel geniale The French Dispactch of the Liberty, Kansas Evening Sun, nonchè in Spell on You, ultimo spot della Louis Vuitton), dopo aver abbondantemente cazzeggiato all'esterno del palazzo arriva nella sala stampa dove, dalla prima fila, con il beneplacito del presidente, spara la prima bordata. Emmanuel cerca di rispondere arrampicandosi un po' sugli specchi mentre lei, fregandosene della risposta, si scambia messaggi di approvazione e gestacci, fra cui quello che simula un cunnilingus, con la sua assistente Lou (Blanche Gardin) che sta in una parte del salone dietro l'operatore della telecamera.

Ovviamente Emanuelle Macron non ha mai partecipato al film. Il regista ci tiene a sottolinearlo nei titoli di coda, ma non c'era bisogno di evidenziarlo : il montaggio, nonostante sia fatto bene non è volontariamente credibile per più di un errore e nemmeno il colloquio a distanza fra France e la sua collaboratrice non segue perfettamente la regola dei 180 gradi. Tutto questo è ovviamente voluto così come tutte le sequenze in macchina nelle quali ci sono tutti i possiblii errori (uno per scena) che ci possono essere nei finti sfondi cinematografici senza contare alcuni imprevisti di personaggi, l'assurdita, sia in un senso che nell'altro, degli incidenti e situazioni extra che capitano nella pellicola disturbandone le vicende.

Ma che cosa ci sta dicendo Dumont?

Più cose, ovviamente, come da sempre fa con il suo cinema duro, e così, partendo dalla vita della superstar della tv (France fa la giornalista ma si muove e viene accolta dal mondo quasi fosse Lady Gaga) ci racconta la falsità di un certo tipo di televisione, di un certo tipo di documentari, di un certo tipo di politica, di un certo tipo di relazioni e, in unltima analisi, di un certo tipo di cinema.

France gira nei posti più pericolosi del mondo, costruendo quasi i propri personaggi e le situazioni quasi facesse parte della troupe di Barbareschi & Co in Cannibal Holocaust. I pericolosi guerriglieri intervistati sono costruiti su misura con abili tecniche di ripresa e montaggio e anche il viaggio con i migranti viene fatto con uno yatch a fianco, spostandosi sul barcone solo nel momento in cui viene avvistata la motovedetta italiana.

Quello che per lei conta è solo popolarità ed audience ("come a voi politici interessano i consensi") e sacrifica praticamente tutto a questo finchè uno strano incidente comincerà a farla vacillare, Ma non sarà l'unica prova che dovrà affrontare.

Un film praticamente postmoderno che non fa sconti a nessuno, nemmeno alla Francia visto con il solito tratto duro del regista che non ha praticamente product placement se non la citazione di Dior nel momento in cui le due amiche/colleghe decidono dove andare a festeggiare con lo shopping   

GERARDO CORTI

France

Regia: Bruno Dumont
Produzione: Arte
Data di uscita: 03/10/2021
Location: Parigi
Cast:
Lea Seydoux
Brand:
Cinzano

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