Dopo l’insuccesso di La petite Lise e il massacro di produzione di Dainah la metisse, Gremillon è costretto, per lavorare, a girare short commerciali, cortometraggi e lavori su commissione. Con La dolorosa (1934) approda addirittura in Spagna per portare sullo schermo una zarzuela, una rappresentazione teatrale che alterna parti parlate a canzoni da operetta. Al solito la trama melodrammatica interessa lateralmente il regista (Un pittore si innamora di una donna che però muore dietro un dongiovanni che la abbandona dopo averla messa incinta. Il pittore, che nel frattempo si è fatto monaco per il rifiuto subito dalla donna, la raccoglie assieme al bambino, abbandona la vita monastica e si mette con lei verso una vita assieme). Le canzoni permeano tutto il film, cantate dai protagonisti o in colonna sonora e da questo punto di vista il film è molto convenzionale. Vi sono però i soliti punti di forza visivi di Gremillon, ancora una volta attratto dai luoghi in cui gira (solitamente in zone remote e aride o comunque impervie seppur di grande bellezza come il paesino disperso in un paesaggio semidesertico spagnolo in questo caso) e dai riti e costumi del posto (qui in Spagna come nella Bretagna di Gardiens de phare). I balli attorno al fuoco in cui sfrutta il fascino del crepuscolo; la festa carnevalesca con i mascheroni; le danze con le nacchere e tutta la popolazione assiepata nei balconi o su piccoli promontori ad osservare e a partecipare; le sovraimpressioni drammatiche (Deluc, Epstein ancora…); la breve ma folgorante sequenza del dongiovanni che fugge dalla protagonista sedotta e abbandonata su un’auto decapottabile con un’elegante amante al fianco e il suo ingombrante cappello; le scene “pittoriche” negli ieratici interni dei conventi. Tutto questo fa di un film altrimenti dozzinale un qualcosa di più, di artistico e personale. (voto 6+)
Dopo la zuarzuela spagnola, Gremillon, deve adattare in francese un’operetta austriaca, uno di quei film di equivoci romantici e valzer di cui era specialista Ernst Marischka. In questo caso il film in questione è il tedesco Konigswalzer di Herbert Maisch che in francese diventa Valse Royale (1935), una sciocchezzuola sul figlio dell’ambasciatore dell’imperatore che si innamora della figlia di un pasticcere e nel contempo, per un’incomprensione, deve sposare la sorella di quest’ultima per riparare a un inesistente molestia sessuale ed è impegnato con una duchessa austriaca che non lo ama. Alla fine le tre donne sposeranno l’uomo che amano una volta che tutti gli equivoci sono chiariti. La regia è comunque elegante e il film si lascia vedere con piacere. Paul Vecchiali (V) afferma, un po’ azzardatamente, che proprio questo film apparenti il cinema di Vecchiali a quello di Renoir e Ophuls e lo considera un film, sì da grande pubblico, ma con una regia curata da Gremillon: “Jean Gremillon, ed è questa una grande qualità, non cerca di sdoganarsi dalla commissione, la rispetta scrupolosamente e prova, attraverso una regia fondata sullo charme e il ritmo, che può filmare tutto senza perdere qualità e senza nuocere alle funzioni commerciali.” (voto 6-)
Con Sentinella, attenti! (1937) Gremillon torna a girare in Spagna, stavolta sotto la supervisione di Luis Bunuel (che ha girato anche alcune scene), ma la montagna partorisce un topolino. Si tratta di un musical comico sentimentale, veicolo per il cantante di flamenco Angelillo per mettersi in mostra. Una donna rimane incinta di un mezzo delinquente che scappa. La donna viene accolta da Angelillo tra le sue braccia e la bambina si affeziona a lui. Finché non torna il padre della bambina a rivendicare i propri diritti ma con l’unico intento di rapinare il negozio della donna perché restato in miseria. In uno scontro finale con Angelillo, il “cattivo” finirà “arrosto” in un incendio distruttivo. Attorno a questa trama che ricorda decisamente quella tipica di una zarzuela, compresa quella del precedente La dolorosa (ma era molto meglio quello), una parte comica in mano al “brutto” Luis Heredia (prima lo troviamo mattatore in un’ambientazione militare in cui si trovano le gag tipiche dei film sui marmittoni, poi si inventa detective-cupido per salvare la coppia parodiando Sherlock Holmes) e le canzoni di Angelillo. Film di consumo in cui né Gremillon né Bunuel mettono nulla di loro. (voto 5)