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CINEMA
13 Agosto 2024 - 17:46

LA MAGIA DEL CINEMA E DELLE BARRETTE MARS

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Empire of light (Sam Mendes, GB, 2023)
LA MAGIA DEL CINEMA E DELLE BARRETTE MARS

Sam Mendes dopo aver cercato di umanizzare 007, dopo aver sperimentato (il famoso unico piano sequenza o parvenza di…) con 1917 prendendo spunto dalla storia di suo nonno, durante il lock down ha concepito un racconto ricordando i problemi di sua madre e le atmosfere della sua adolescenza, gli anni ’80. Empire of light è un film apparentemente semplice (Mendes ricorda che la sua voglia di far cinema gli è venuta vedendo My beautiful Laundrette, ovvero un film semplice, di vita ordinaria in un’Inghilterra “reale”) ambientata in riva all’Oceano in una cittadina balneare inglese.

Ma il film è solo apparentemente semplice. Lo è nella trama, diciamo così, principale che riguarda l’inconsueta storia d’amore tra un’anziana donna che si occupa della gestione di un cinema e uno strappabiglietti di colore che potrebbe essere suo figlio. Se seguiamo questo filone in effetti non ci sono grosse cose da dire, un po’ di scene melense (i due curano un piccione con un’ala rotta, i due guardano i fuochi d’artificio all’ultimo dell’anno), un po’ di sesso (i due lo fanno con soddisfazione), la naturale difficoltà presentata dalla diversità di età (lui vuole andarsene per studiare e per farsi una vita, lei la vita l’ha già lasciata alle spalle).

Però il film è altro. E’ un omaggio al cinema con l’ambientazione dentro l’Empire che si affaccia sull’Oceano, una sala cinematografica che sta dando gli ultimi sprazzi di grandeur, dato che siamo nel momento in cui comincia la decadenza dovuta alla tv e al cambiamento dei tempi. Prima era anche una sala da ballo e un centro d’intrattenimento con altre sale, un multischermo antelitteram, ora una parte è già stata chiusa ma ancora vi si impiegano parecchie persone per la vendita e per strappare i biglietti, per regolare le entrate, per la pulizia della sala (all’inizio vediamo gli addetti raccontarsi cosa trovano nel locale a fine proiezione, pop corn rovesciati, vomito, cuscini di gomma per dormire, finanche un cadavere, una volta), per i macchinari della proiezione dei film (la figura appartata dell’umile proiezionista, Toby Jones, è l’alter ego maschile della disillusa protagonista). Una piccola comunità che lavora per l’industria dei sogni. Per quel fascio di luce che attraversa il buio e proietta immagini e speranze di altre vite migliori.

Il film è anche un omaggio al 1980/81, periodo in cui musica e film erano centrali nella vita degli adolescenti e quindi vediamo la pubblicità dei film del periodo che vengono proiettati (Momenti di gloria, Toro scatenato, The Blues brothers, Nessuno ci può fermare/Stir crazy), sentiamo la musica di Trent Reznor e l’esplosione dello ska (“un reggae accelerato”) che è capace di mettere assieme cultura bianca e nera. Sì perché è anche il periodo della Tatcher, dei naziskin e del razzismo, il periodo in cui solo per essere neri i ragazzi vengono caricati e picchiati da gruppi di fascisti (con il solito “venite a rubarci il lavoro”) e quindi il periodo in cui gruppi musicali misti davano un esempio di fratellanza in una nazione sempre più divisa e classista.

Infine il film è anche la storia di una donna malata, mentalmente debole che si sostiene ingerendo litio. Una donna di cui solo parzialmente percepiremo i problemi, sapremo che è stata in una casa di cura, che ha avuto periodi difficili e che ora vive sola, “tranquillizzata” dalle medicine e che per colmare il vuoto sentimentale e umano ha rapporti fugaci con il capo, colui che amministra l’Empire (Colin Firth) ed è sposato e fedifrago. Per lui lei è solo un corpo con cui far sesso. “Gli uomini, sempre a cercare di sopraffarti, sempre” sbotterà la nostra eroina mentre cerca di ritrovare un’infanzia perduta costruendo castelli di sabbia con il ragazzo di colore che ha avuto solo la colpa di chiederle del suo passato, quel passato che non conosceremo mai nei dettagli ma che non è certo stato felice. Hilary è una donna rinchiusa in se stessa, che lavora in un cinema ma non vi è mai entrata. Sarà proprio il ragazzo a farla decidere di vedere un film. Davanti allo schermo in cui si proietta Oltre il giardino allargherà un sorriso sognante davanti alla magia del cinema e avrà una catarsi (seppur momentanea) alla sua infelicità. Hilary è interpretata da quella che forse è la miglior attrice inglese del momento (e una delle migliori del mondo), Olivia Colman, da sola, usando una frase abusata, vale la spesa del biglietto (o dello streaming se volete…). (Voto 6/7)

Un fornetto della Russell Hobbs in casa di Hilary, un’esaltazione (Dio quanto è buono!) del whisky Glenfiddich e delle barrette Mars vendute alla cassa del cinema assieme al Toblerone che spicca nelle prime immagini. Queste le brand di un product placement misurato.

STEFANO BARBACINI

Empire of light

Regia: Sam Mendez
Data di uscita: 02/07/2022

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