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CINEMA
11 Giugno 2024 - 14:39

RITORNA LA JAGUAR NERA DI DIABOLIK

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Diabolik chi sei? (Manetti Bros., Italia, 2023)
RITORNA LA JAGUAR NERA DI DIABOLIK

E arriviamo al capitolo finale della trilogia di Diabolik. I Manetti Bros. vi giungono continuando per la loro strada nonostante le critiche sul prodotto non siano poche. Questa volta si allontanano decisamente dal linguaggio fumettistico radicale che avevano deciso soprattutto nel primo capitolo, ovvero recitazione volutamente bloccata, azione stilizzata, dialoghi secchi. Qui il riferimento non è più il fumetto dell’Astorina ma è più cinematografico, ovvero il cinema di genere tra gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo, tra 007 e Bava. Soprattutto la prima parte con gli split screen e il montaggio decisamente anni Settanta. Vi è anche una scena in un night che sembra uscita da quel tipo di cinema con tanto di splendido striptease integrale di Sara Drago (l’agente dalle tendenze saffiche di Call my agent).

A Clerville Diabolik s’ingegna per impadronirsi di preziose monete d’oro di una ricca contessa (Barbara Bouchet che giunge direttamente da quel cinema a cui ci riferiamo) ed elabora un piano minuzioso fatto di scambi di persona con le famose maschere (in questo caso è Eva-Miriam Leone ad impersonare un’impiegata della banca dove le monete sono depositate), ma l’azione viene boicottata dalla presenza contemporanea di una banda di spietati rapinatori (che sembra molto quella della Magliana di Romanzo Criminale). Sia Diabolik che Ginko (ancora Mastandrea qui innamorato di Altea-Monica Bellucci) si mettono sulle tracce della banda e finiscono entrambi catturati, immobilizzati in attesa di conoscere il proprio destino e gettati in uno scantinato faccia a faccia.

Qui Diabolik (riconfermato Giacomo Giannotti) è ben più ciarliero che non nei precedenti film, dove era figura enigmatica e poco espressiva, e racconta la sua infanzia a Ginko. Il film è tratto dal fumetto della collana intitolato, come il film, Diabolik chi sei? dove appunto le sorelle Giussani decisero di svelarne il passato. Purtroppo questa parte che i due registi decidono di girare in bianco e nero ravvivandolo con il sangue rosso ben colorato, è piuttosto pallosetta e i nostri non sfruttano l’occasione per riproporre atmosfere dark da film di serie B come sarebbe nelle loro corde, ma appiattiscono tutto con uno stile poco più che televisivo. Per fortuna che ci pensa il duo Leone-Bellucci a prendere in mano la situazione in un’alleanza (temporanea) di due donne in lotta per salvare il marito e rendere il tutto più divertente e iconico. Finale tra l’ironico e il romantico (trattenuto). Cameo di Max Gazzé.

Se devo dare un giudizio finale alla trilogia, io non mi accodo certo ai detrattori ma dico che in definitiva i Manetti potevano osare di più. Potevano metterci più del loro vigore “pulp” e retro che invece rimane un po’ paludato forse per paura di non omaggiare adeguatamente il loro eroe di carta. Resta comunque un qualcosa di non usuale nel cinema italiano che merita di essere seguito per altri progetti. (Voto a questo film 6, voto alla trilogia 6,5)

A parte Jaguar e Volkswagen non vi è praticamente product placement se non una pubblicità di Campari.

STEFANO BARBACINI

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