Facebook Twitter Canale Youtube RSS
CINEMA
10 Settembre 2023 - 20:31

METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI... E NON DATELI A JEAN

 Print Mail
Oppenheimer (Christopher Nolan, USA, 2023)
METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI... E NON DATELI A JEAN

L’inizio è “stellare”, cosmico. Sembra che si vogliano seguire le orme di Terrence Malick che con il padre dell’atomica, il “distruttore di mondi” Oppenheimer, ci andrebbe di metafisica e incubi fatalistici con la visionarietà spinta ai limiti del sopportabile che ben gli conosciamo.

Ma Nolan no. Ci mostra il caos, il disordine, la distorsione del pensiero per rimettere tutto insieme cercando un percorso logico e, soprattutto, spettacolare. Il gioco che fa praticamente sempre, rendere tutto complicato per poi arrivare all’obbiettivo finale di divertire, di mostrare quanto è capace di far restare lo spettatore nell’attesa di qualcosa, facendolo camminare su una corda piena di nodi da disfare, anche se il fine ultimo è, come in questo caso, solo una frase detta da Oppenheimer ad un Einstein ormai in “pensione”. Dopotutto proprio il fisico svizzero-tedesco è quello che insegna la via: “Dio non gioca a dadi”.

Mentre a Malick piace “giocare a dadi” ma pure un po’ a fare Dio… Nolan preferisce il domino e l’incastro logico. Ci mette tre ore per ricomporre le tessere e nelle prime due, in cui deve introdurre Oppenheimer e il suo passato, le sue teorie e i suoi successi fino all’ingaggio per essere messo a capo del famigerato Progetto Manhattan di Los Alamos (molto verbose e a rischio di biopic da sonnolenza post prandiale) riesce abilmente ad evitare la piattezza instaurando uno dei suoi soliti giochi sul tempo (stavolta piuttosto soft e di stampo ormai tradizionale) suddividendo il racconto su vari piani temporali scanditi da variazioni dell’immagine alternando bianco e nero e colore, inserendo un’inchiesta sul passato e sulle reali intenzioni di Oppenheimer tra giallo spionistico e film giudiziario, ma, soprattutto, evidenziando la figura di Jean Tatlock (la sensualmente carnosa Florence Plugh, già splendida perfida ed erotica Lady Macbeth), tormentata amante comunista (sulle opinioni tutte “angloamericane” e per questo grossolanamente basiche sul parallelismo tra comunismo e socialismo reale preferiamo non commentare) e femminista, personaggio reale trasformato in icona letteraria e russelliana (nel senso di Ken Russell) che porta su un altro piano l’opera di Nolan.

In tutto ciò capiamo che i rovelli morali e i dubbi sull’etica del costruire una bomba atomica, arma di distruzione di massa, ovvero tra la scienza che crea morte e la pragmaticità del “se non lo facciamo noi lo fanno quelli cattivi” e l’opportunità o meno una volta creata di gettarla su due città giapponesi (perché così la guerra finisce prima e ci saranno meno morti…), seppur presente a livello discorsivo non è certo il “core business” del film; lo sono invece la spettacolarizzazione del tutto e lo svelamento di chi vince il “processo” finale. Di Oppenheimer alla fine delle tre ore (nello stesso arco di tempo si possono sviscerare le vite di ben più complicati personaggi storici) ci resta poco o niente. Poco dei suoi reali pensieri, vengono mostrati solo i suoi atti superficiali, le sue doti indubbiamente di genio della fisica e dell’organizzazione, le sue discutibili decisioni in campo sentimentale ma mai ciò che veramente ci si può aspettare da una biografia filmata di un personaggio di tale portata, ovvero un azzardo ed un’analisi sulla sua psicologia e sulle motivazioni reali che lo hanno portato a certe decisioni. Per riuscire a non farne un personaggio negativo gli si contrappone un “malvagio”, Lewis Strauss (di un grande e quasi irriconoscibile Robert Downey Jr.) a tutto tondo a far da contraltare e una figura femminile, la moglie Kitty (l’inglese Emily Blunt) che le fa da grillo parlante e cerca di darne una pienezza psicologica dichiarando: “speravi ti coprissero di fango per essere perdonato”.

Nell’ultima ora, prima che Nolan dia allo spettatore quello che si aspetta, ovvero la soluzione del “processo” con gli switch di prammatica e la rivelazione della frase detta a Einstein che resta per tutto il film il passaggio fondamentale (per il regista almeno), abbiamo la lunga sequenza del Trinity test, ovvero la prova da parte degli scienziati di Los Alamos del reale successo della loro lunga ricerca sulla bomba atomica. Costruita in maniera avvincente con tanto di suspence e paura di non riuscita fino all’esaltazione finale con urla di gioia e congratulazioni piene di felicità, non molto distanti da quelle odierne di Kim Jong-un seppur mitigate da qualcuno che vomita e da brevi visioni di futura tregenda, trascina lo spettatore a una compartecipazione empatica non controbilanciata dalle terribili conseguenze sulle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki. Infatti mentre il test è mostrato in tutta la sua “terribile bellezza” la morte dei civili giapponesi diventa invece un fatto morale solo nei discorsi e nelle prese di posizione dialettiche, senza che l’orrore venga realmente mostrato e questo non lo troviamo molto corretto. In un periodo in cui ci si fanno scrupoli morali veramente pleonastici come sul bacio del principe a Biancaneve ci pare almeno bizzarro che non ci sia altrettanto clamore su questa scelta (chissà come avrebbe reagito Bazin...) facendoci interrogare su quanto poca consapevolezza reale ci sia nell’opinione pubblica.

Cosa ci resterà di Oppenheimer come figura storica dopo questo film? Sicuramente il volto enigmatico con i suoi occhi azzurri penetranti e inquietanti dell’irlandese Cillian “Peaky blinders” Murphy con i suoi eleganti completi a contrastare “l’anima” da cowboy e poco più: del film invece ci resterà l’indiscutibile bravura registica di Nolan, la sua eleganza formale e la sua indubbia capacità di costruzione narrativa, però ci permettiamo di consigliargli che più che guardare a Malick (almeno nel caso di un film biografico) dovrebbe, la prossima volta, rivolgere uno sguardo alla semplice complessità di un David Fincher.

Product placement nullo se non per la citazione della Shell (non in modo particolarmente positivo) e di un Martini, questo sì positivissimo.

STEFANO BARBACINI

Oppenheimer

Regia: Christopher Nolan
Produzione: Universal Pictures
Data di uscita: 28/08/2023
Brand:
Shell
Martini

Attenzione: l'accesso ai link è riservato agli abbonati Dy's World


© www.dysnews.eu