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CINEMA
8 Novembre 2025 - 12:20

L'ECOLOGIA IN PERICOLO DI LANTHIMOS DIVENTA PULP

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Bugonia (Yorgos Lanthimos, USA, 2025)
L'ECOLOGIA IN PERICOLO DI LANTHIMOS DIVENTA PULP

E’ interessante come il mondo micro delle api diventi argomento cinematografico piuttosto diffuso, nonostante la mancanza di spettacolarità che possono avere questi minuscoli esseri. Sono tantissimi i film in cui le arnie sono presenti e l’organizzazione degli insetti (“organizzazione complessa ed etica del lavoro” le fanno piacere a Michelle, rampante donna in carriera a capo di una multinazionale) diventa metafora di un mondo e il rischio della loro sparizione recentemente le ha fatte diventare, da simbolo di lavoro stakanovista e fordiano, emblema del disastro ecologico che rischia di portare ad una possibile sparizione della vita umana. Niente più impollinazioni, niente più vita che si genera.

Terrorizzato dal disastro causato dalla SSA, Sindrome di Spopolamento degli Alveari, il protagonista dell’ultimo film di Yorgos Lanthimos Bugonia, l’operaio e apicultore a tempo perso Teddy (Jesse Plemons, sempre più erede del grande Philip Seymour Hoffman a cui un poco assomiglia anche somaticamente) individua nella sua datrice di lavoro, la già citata Michelle (Emma Stone che masochisticamente si rimette nelle mani del regista disposta a lasciarsi trascinare nella sua follia artistica), la causa di tutti i mali, colpevole probabilmente anche della malattia della madre di Teddy, in coma da anni, a causa di pesticidi immessi nell’aria dalla sua azienda. Teddy, tipico redneck che si informa su internet, complottista e refrattario ad ascoltare notizie dai canali ufficiali, convince l’amico Don, uomo sempliciotto e problematico, piuttosto tardo di mente, a rapire Michelle. I due sono convinti che lei sia un’aliena, un’andromediana scesa sulla terra per distruggere l’umanità. I due catturano e segregano la donna rapandole i capelli, secondo loro tramite di comunicazione con il mondo andromediano (in questo modo gli occhioni manga della Stone sembrano in effetti qualcosa di extraterrestre…), e vogliono costringerla con rozzi sistema di tortura a metterli in contatto con l’imperatore di Andromeda…

La penna di Will Tracy ancora una volta affonda il coltello nel ventre molliccio della ricchezza e del potere, del capitalismo e dei poveracci lasciati a languire nella disperazione e nell’ignoranza. Si diverte ancora una volta a colpire i potenti con ironia feroce come già in The menu e nella serie Succession, questa volta partendo da The Green Planet del coreano Jang Joon-hwan di cui fa una specie di remake. Naturalmente il materiale in mano a Lanthimos e al produttore Ari Aster diventa un’apocalittica visione della modernità, specchio del trumpismo e del capitalismo negazionista e affarista, del mondo che sta andando incontro all’autodistruzione. Il regista come al solito non ci va giù leggero e alla prima parte in cui siamo di fronte ad un film di vittima in cattività vessata dai suoi carnefici, ma anche capace di prendere in mano la situazione portandola ad un suo capovolgimento (situazione in qualche modo già affrontata in Il sacrificio del cervo sacro), oppone un finale pulp e delirante. Situazioni di degrado e violenza illuminate da una fotografia dai colori brillanti e accesi, sequenze oniriche in uno smagliante bianco e nero e rappresentazione del mondo dei “ricchi” con geometriche e pulite pareti a vetro con architetture nordiche.

(ATTENZIONE SPOILER) Proprio a proposito del finale, questo può essere letto in modi differenti: dare una sponda ai complottisti che potrebbero avere una qualche ragione e che comunque esprimono un malessere esistente; fare puramente un’operazione di puro divertimento tramite uno sberleffo finale; oppure, quella che più mi piace, fare un omaggio al cinema di fantascienza degli anni ’50 con tanto di monito all’umanità. E proprio questo ritorno a quel tipo di film di serie B che metteva sullo schermo le preoccupazioni del tempo avviene proprio oggi che quelle stesse preoccupazioni tornano a tormentarci: l’atomica, la guerra, la distruzione delle città, il disastro ecologico. (voto 7)

Un centro commerciale, Hibbett, la Coca Cola, supermercati Piggly Wiggly fanno da corollario molto americano alla vicenda che però nel lusso utilizza auto Mercedes. Teddy controlla la prigioniera con una tecnologia Zertech, ascolta le notizie del rapimento su CNN, l’antigelo Creon viene utilizzato in maniera insolita ed infine, nel product placement del film, trova posto anche un motore nautico Mercury.

STEFANO BARBACINI

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