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CINEMA
7 Dicembre 2025 - 22:20

TORINO FILM FESTIVAL 2025

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Residui del festival
TORINO FILM FESTIVAL 2025

Una coppia (Adriano Giannini e Barbara Bobulova), con una figlia e un figlio adolescenti, che vive in montagna nei pressi del Gran Sasso, conduce una vita tranquilla e apparentemente felice (in cui trovano posto anche tradimenti puramente “sessuali” con amici di entrambi), finché la figlia non sparisce tra le montagne innevate dopo un’escursione. La devastazione della paura della perdita porterà i due alla consapevolezza della futilità di legami, tradimenti, piccoli segreti, davanti ad un dramma così enorme come la possibile perdita di una figlia. Separazioni di Stefano Chiantini lo abbiamo visto al Torino Film Festival 2025, è un film discreto, girato in bianco e nero, che piacerà agli appassionati dei paesaggi montani. (voto 6) Product placement adeguato al clima montano con marche per sciatori o comunque per ripararsi al freddo come Blizzard, Petzl, Mammuth Extreme, North face, Patagonia. Poi la Fiat a con Jeep e una Volkswagen.

Incredibile passo falso di Alejandro Amenabar con la sua ultima opera, Il prigioniero, presentato fuori concorso al Torino Film Festival 2025. Il regista si impiglia in un groviglio periglioso, quello di raccontare il periodo di prigionia di Miguel de Cervantes, l’autore del Don Chisciotte, tra i mori del Bajà di Algeri, veneziano cristiano che ha abiurato la propria religione per farsi musulmano e scalare i gradini del potere in terra straniera (interpretato da un troppo manierato Alessandro Borghi); l’episodio è storico (quello della cattività in terra ottomana) ma del tutto fittizio per la storia che Amenabar gli cuce attorno sostituendosi (in modo indegno) alla fabulazione del grande scrittore. Il periodo va dal 1575 al 1580, Cervantes (Julio Pena) riesce ad evitare la morte grazie ai suoi racconti (novello Sherazade) che affascinano, oltre gli altri prigionieri dando loro un po’ di speranza, anche il Bajà. Miguel diventa il favorito del governatore creando le invidie del leader spirituale dei prigionieri cristiani (personaggio unidimensionale per slealtà e livore) che farà di tutto per screditarlo. Il film ha un minimo interesse finchè racconto e realtà si intrecciano in modo ammaliante, ma poi diventa un polpettone kitsch quando il rapporto tra i due diventa d’amore omosessuale e quando la spettacolarizzazione da kolossal mal riuscito raggiunge livelli insostenibili. (voto 5--)

Infine alcune parole per il meritevole piccolo film inglese Urchin dell’esordiente inglese Harris Dickinson, fuori concorso al Torino Film Festival 2025 che ci ha colpito (nonostante la tarda ora della visione) per la scanzonata e allo stesso tempo crudissima rappresentazione di un dropout, Mike (l’ottimo Frank Dillane) che troviamo costretto a dormire per strada e a sopravvivere tra furti fatti e subiti e lottare per non finire nuovamente nel baratro della dipendenza. Incarcerato per l’ennesima volta esce ed è affidato a lavori socialmente utili, riesce anche a trovare una compagna outsider (lui inadatto ad una vita sociale comune) che vive in un camper ma non riesce a far andare le cose come dovrebbero. L’attrazione per le sostanze e per l’alcol lo rimandano verso l’abisso. Torna il cinema libero e sociale tra free cinema e il giovane Loach a livelli notevoli. (voto 7)

STEFANO BARBACINI

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