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CINEMA
7 Settembre 2025 - 14:17

SPECIALE JESUS FRANCO

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Cinque film di un periodo prolifico ma non indimenticabile
SPECIALE JESUS FRANCO

Il periodo di film girati da Jess Franco tra il 1980 e il 1982 è definito quello dei soft ispanici e secondo Carlos Aguilar (nel suo Bizarre Sinema! dedicato al regista spagnolo edito da Glittering Images), “rappresenta probabilmente il punto più basso di tutta l’opera di Franco e svilisce numerose buone idee precedenti, nella sua ricerca contenutistica e tematica.” Vengono parzialmente salvati, da Aguilar, i soft di produzione ispano-germanica: “non migliori di quelli spagnoli, godevano però di mezzi di produzione superiori e potevano contare su attrici più attraenti, a cominciare dall’adolescente Katja Bjenert (una delle stelline dell’allora fiorente filone delle shulmadchen, incentrato sulle peripezie sessuali di collegiali più o meno in calore).” Tenete conto che i suoi primi film scollacciati la ragazza tedesca, nata nel 1966, ha cominciato a farli tra i 13 e i 14 anni e questa età aveva nel 1980 quando ha girato il film The story of Linda (aka Orgia de ninfomanas aka Die nackten Superhexen vom Rio Amore aka Captive women e visibile su Prime come semplicemente Linda, 1980). Altri tempi, altro cinema. Nel film tra l’altro l’attrice dovrebbe essere la protagonista interpretando la Linda del titolo ma la sua vicenda è praticamente staccata dalla trama principale e si riduce ad un incontro romantico con un ragazzo sulle spiagge portoghesi, dopo essere uscita dal collegio delle suore dove ha uno spinto e nudissimo incontro sessuale con la compagna di stanza. I veri protagonisti sono la sorella di Linda, la bionda e bellissima Betsy (Ursula Buchfellner) che lavora in un albergo di lusso come concierge e il suo amante, il baffuto Ron (Antonio Mayans) manager dell’hotel. Il problema è che nell’hotel vi è anche un nightclub interno che è un bordello a tutti gli effetti in cui le ragazze vengono costrette alla prostituzione e vengono ferocemente fustigate e violentate se cercano di scappare. Tenutaria è la potente e perversa Sheila (Raquel Evans dal fisico voluttuoso e lo sguardo omicida) che considera Ron il suo uomo e quando apprende della relazione con Betsy fa catturare quest’ultima dai suoi scagnozzi e la fa rinchiudere nel bordello… a lavorare. Il resto del film alterna la vicenda di Linda e quella di Betsy con Ron che cerca di liberarla mentre Sheila vuole lasciare andare l’uomo ad ogni costo, arrivando anche a cercare di ucciderlo con uno dei suoi amati scorpioni, velenosissimi, che tiene all’interno di palle di vetro. Chiaro l’intento meramente exploitation del film che contiene alcune peculiarità di Franco, le “women in cage”, la dominazione, la perversione sessuale, il lesbismo, le donne sexy con la pistola, la bellezza dei paesini sul mare (qui siamo in provincia di Madeira in Portogallo). E naturalmente le sue zoomate, le sue inquadrature azzardate, gli specchi e le vasche da bagno rotonde e tanti corpi femminili nudi, bellissimi. Tra le prostitute spicca per irruenza fisica e spirito di divertimento Bea Fiedler che interpreta Mitzi, la donna champagne… Sul parallelismo dominazione-dramma romantico si esprime Franco nell’intervista in calce al volume della Glittering Image già citato: “la dominazione è una tematica inseparabile dal melodramma. Il melodramma nasce precisamente dallo scontro tra posizioni antagonistiche, dal desiderio di dominio dell’una sull’altra. Senza questa conflittualità, non è che non ci sia melodramma, è che non c’è neanche dramma.” (voto 5,5). Alcune marche presenti come Daihatsu, Avis, Fanta e Coca Cola ma anche Pepsi, Air Europe. Dire sia product placement in un film di Franco è difficilmente verificabile.

Profonde tenebre (aka Bloody Moon aka Die Sage des todes, 1980) si differenzia dalla serie di soft del periodo perché è invece un giallo-slasher all’italiana. Protagonista è Angela (Olivia Pascal) che arriva insieme ad altre amiche tedesche in uno studentato femminile per imparare lo spagnolo a Alicante. La struttura è di proprietà di una vecchia arcigna e ricchissima che ha appena diseredato la nipote Manuela (Nadja Gerganoff) perché considerata da lei “diabolica” (e in effetti quel mostrarsi affascinata alla luna piena a seno nudo un po’ sospetto è…) per lasciare tutto al disturbatissimo fratello di Manuela (con cui ha un passato incestuoso), sfigurato nel volto e appena uscito da un manicomio dopo aver ucciso una ragazza a forbiciate… Insomma un bel quadretto famigliare, completato da il direttore dell’istituto che è molto vicino a Manuela. Nel frattempo tra le studentesse si pensa al mare e al sesso circuendo giovani del posto. Angela è un po’ appartata e una brutta sera è costretta ad assistere all’omicidio di un’amica da parte di un uomo con il viso coperto da una calzamaglia. Il corpo però sparisce quando viene contattata la polizia… In seguito altri omicidi efferati avverranno (con coltelli e attrezzi da giardino, ma il più spettacolare con una sega circolare per tagliare il marmo) e Angela rischia di impazzire (tipica figura di eroina-vittima del giallo all’italiano). Si scoprirà che vi è dietro un diabolico piano… Carlos Aguilar nel già citato volume ne parla come di: “un film superiore al livello medio delle pellicole appena esaminate (i soft spagnoli ndr), con cui si chiuse il breve ciclo dei soft ispano-tedeschi, Die Sage des todes (1980). Apprezzabile e prossimo al gore, con la bella Olivia Pascal alla testa di un cast principalmente germanico.” Franco “argenteggia” ed è piuttosto inventivo nella serie di omicidi, vi è qualche nudo e una buona atmosfera del tempo. Rischia di cadere nel ridicolo quando alla fine appare una chainsaw in modo del tutto gratuito, tanto per fare un po’ Non aprite quella porta…, ma resta un discreto film di genere (voto 6+). Mercedes e Adidas uniche marche presenti.

Più o meno nello stesso periodo (tra il 1980 e il 1981 Jesus Franco ha girato la bellezza di 13 film…) è El lago de las virgenes (1981), di produzione sempre ispano-germanica che appartiene ad un altro dei filoni frequentati da Franco, l’avventuroso ispirato ai romanzi per ragazzi, naturalmente in salsa erotica. Richiama a se la ragazzina Katja Bjenert che è perfetta per interpretare un alter ego di Brooke Shields del coevo Laguna blu che per grande parte è ispirazione (con furbizia commerciale…) del film. L’opera è tratta da L’isola del tesoro di Stevenson anche se del romanzo resta ben poco. Un vecchio ubriacone (l’affidabile e  frequentemente utilizzato dal regista Eduardo Fajardo) porta con sé il nipote su un’isola che solo lui conosce dove si trovano sparse per terra delle monete d’oro, come fossero funghi. Mentre il nonno esegue la raccolta, il giovane si lascia ammaliare da una ragazza (Bjenert) da cui lui dice di esser stato violentato. Al ritorno in terraferma non riesce a non pensare a lei e torna da solo sull’isola. Ritrova la ragazza e scopre che lei ha due sorelle e una madre morente. Si tratta di sirene (ma senza le appendici da pescione, le ragazze, sempre praticamente nude, hanno tutto quel che serve…) che attraggono i giovani per farsi mettere incinte e poi li uccidono. Nel frattempo il nonno ubriaco racconta dei tesori dell’isola fomentando l’avidità di una prostituta (sempre la spigliata e matronale Bea Fiedler) che è disposta ad uccidere per impossessarsi delle ricchezze. Un film che avrebbe avuto miglior risultato se non si perdesse in lunghe sequenze softcore nella natura tedioso proprio come quelle di Laguna blu… (Voto 5+)

Sempre con una flebile trama di ricchezze da trovare (in questo caso lingotti d’oro dei nazisti…), La noche de los sexos abiertos (1981) tra noir, sesso e ironia, è un catalogo dello sleazy franchiano. Ritorna Lina Romay nudissima e ginecologica, qui performer stripper ai limiti del porno che viene contattata da tre diversi uomini, tutti alla ricerca del tesoro suddetto. Una vagina “strinata” con un’arriccia capelli per carpire informazioni, la Romay che lecca peni di carta e reali e poi legata e zittita con una mela in bocca, rapporti sessuali ogni cinque minuti ad affossare il possibile sviluppo della trama verso il noir. L’ennesimo flusso di corpi nudi e immagini zoomate in ambientazioni esotiche che fanno caratteristica peculiare del cinema di Franco e lo rendono un oceano di immagini interscambiabili da film a film. (voto 5) Converse e Pepsi tra il product placement.

Sempre di questi anni superattivi (ma sono esistiti anni in cui non lo è stato?) e non troppo qualitativi per il cinema di Jesus Franco, è El hotel de los ligues (1981) che Carlos Aguilar (Bizarre Sinema!, Glittering Images) definisce “insopportabile rifacimento di Elles font tout” (Quel certo piacere, hard del 1979 del regista ndr). Anche qui in un hotel approdano tre coppie apparentemente mal assortite (sessualmente parlando) che vengono “salvate” dall’intervento dell’esuberante pornostar Eva Bombon (Lina Romay) “troia per destino fatale, malata di penefilia” che prima si fa tutti i tre uomini poi, in un’orgia lesbo, anche le donne. Alla fine, a cena, passando sotto i tavoli rivitalizza gli organi sessuali di tutte le tre coppie. E’ un film comico-erotico soft, non particolarmente divertente, che recupera l’aria dei nudies degli anni Sessanta, tipo i film di Doris Wishman, The immoral mr. Teas di Russ Meyer, i film di Friedman ecc. ma fuori tempo massimo. Qualche battuta potrebbe stare nei pecorecci italiani del periodo ma non contiene la giusta dose di goliardica scurrilità. (voto 5)

Stefano Barbacini

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