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CINEMA
5 Marzo 2023 - 21:22

DIARIO VISIVO (Bitto Albertini)

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Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (Bitto Albertino, Italia, 1972)
DIARIO VISIVO (Bitto Albertini)

Dopo aver frequentato quasi tutti i generi del cinema di genere italiano dandone quasi sempre una versione goliardica e pudica, “tout public”, nel 1972 Bitto Albertini affronta senza grosse remore, invece, il suo primo decamerotico. Come il filone richiede i nudi sono molti e gli atti licenziosi altrettanti (palpeggi di seni e di sederi si sprecano), ma Bitto va ancora più in là in due scene tra lo scult e il disgustoso. La prima vede un’amante di una giovane sposa sorpreso dall’arrivo anticipato del marito e pensa bene di nascondersi nella cassapanca bucata che fa da latrina; sopra di lui si accomodano sia l’amata che il marito, di cui lui (e noi) vede il peloso e grasso deretano nudo minaccioso adagiarsi di poco sopra al suo volto che viene inesorabilmente coperto da feci fumanti… L’altra è quella che vede un rubizzo notabile impegnato in un “glory hole” in cui però la giovane che doveva dargli soddisfazione si fa sostituire da… una capra.

Immaginate soltanto che questo genere di film era proiettato con ottima affluenza di pubblico (record della stagione 1972) nei cinema di tutta Italia e che poi si potevano rivedere nelle tv private… sono cambiati i tempi?

I titoli di testa disegnati da Mordillo fanno già capire dove si va a parare. Vignette piene di doppi sensi e voluti inganni di senso, vere e proprie piccole barzellette visive, preludono ad un film strutturato (come la maggior parte dei decamerotici) in episodi/sketch uniti da una sottile trama che vede protagonista Antonio Cantafora, pittore dongiovanni che colleziona mogli altrui, chiamato dai notabili becchi della città a consigliarli su come attirare i pellegrini nel loro borgo piuttosto che al borgo rivale che si trova sulla strada. Prima di tutto viene abbattuto un ponte che così obblighi ad una deviazione verso il suddetto borgo che viene organizzato per accogliere con vino, cibo e… donne allegre travestite da suore (siamo le “marchettare”, in che senso? Veniamo dalle Marche…).

E su questi giochi di parole si giocano molte delle battute del film (scopare ha doppio significato, il piolo non è solo quello delle scale, il bietolone no è solo quello che deve garnire la coscia d’agnello… e così via) e sugli espedienti per cornificare i mariti ricchi e grassi o brutti da parte di Cantafora e compari gli sketch che vorrebbero emulare i racconti boccacceschi ma invece farina del sacco di Albertini e Marino Onorati.

Il film ha comunque un buon ritmo e sicuramente più divertente (grasso divertimento…) che non altre opere precedenti di Albertini scritte per divertire un po’ tutti, grandi e piccini senza divertire alla fine nessuno.

Secondo Marcello Garofalo (riporta il Giusti) “probabilmente il più squallido e miserabile tra tutti i decamerotici” (lo dobbiamo vedere come pregio o difetto? 😊)

STEFANO BARBACINI

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno

Regia: Bitto Albertini
Data di uscita: 01/01/1972

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