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CINEMA
3 Marzo 2024 - 15:13

IL GIARDINO SOTTO IL MURO DELLA VERGOGNA

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La zona d'interesse (Jonathan Glazer, GB, 2023)
IL GIARDINO SOTTO IL MURO DELLA VERGOGNA

Agghiacciante, parola abusata ma che non può non essere usata per il film di Jonathan Glazer La zona d’interesse. Agghiacciante per come ci mostra la normalità dietro la mostruosità (noi spettatori stiamo lì a vedere il giardino ben curato della signora Hoss, il lavoro “tecnico” e professionale dello stesso Hoss, i giochi dei bambini, la pesca nel fiume con la barca gentilmente regalata dalla moglie, l’accoglimento cordiale della madre di lei, il pane col burro da dare ai figli, le favole raccontate dal papà per farli addormentare, mentre di là dal muro che confina con il giardino del militare delle SS, uno dei maggiori criminali di sempre secondo Primo Levi, Hoss gestisce uno dei campi di sterminio più efferati della storia, Auschwitz).

Ma “sotto ghiaccio” è anche lo sguardo del regista, geometrico, freddo, automatico. L’orribile omicida di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti mandati dentro a camere a gas professionalmente costruite per avere una maggior efficacia e ampiezza di scempio, è una persona “normale”, un borghese “perbene” che mantiene la famiglia, è affettuoso il giusto coi figli, accetta con devozioni gli ordini dei superiori e le loro decisioni e ha un notevole talento come organizzatore e gestore.

E’ questo che fa paura e ci fa riflettere nel film di Glazer, perché uomini così attraversano la storia, perché se ci guardiamo intorno di uomini che potrebbero agire allo stesso modo nella stessa situazione (e che lo fanno in altre circostanze) ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Non saremo mai veramente al sicuro e la storia niente insegna.

Hoss è “felice come un bambino” per poter ritornare alla sua famiglia dopo che ha subito un trasferimento temporaneo, felice come un bambino anche se l’incarico è quello di dover uccidere migliaia di ebrei in arrivo dall’Ungheria. Guardatevi intorno, guardate quanto odio nelle persone distinte e appartenenti alla buona società, quanti trattano come inferiori i servitori delle loro ricche case come fa la brava signora Hoss, quanti sono quelli che in nome dell’ordine accettano, se non compiono, violenze inaudite, quali quelli che non vogliono i diversi che “vengono a casa nostra” e sono indifferenti alle loro morti. Tutti questi al ripetersi degli eventi potrebbero rivelarsi i nuovi Hoss in un ripetersi inarrestabile di odio e violenza.

Il fantasma di Rudolf Hoss è ancora tra noi e dobbiamo restare inquieti perché siamo costantemente in quelle zone grigie ed inquietanti che aprono e chiudono il film di Glazer, siamo nelle ellissi della sua messinscena, nei momenti di smarrimento della bambina figlia del comandante del campo, nelle paure, nel coraggio e negli atti di carità della ragazza polacca che nasconde mele e pere nei campi di lavoro. (voto 7,5)

STEFANO BARBACINI

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