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CINEMA
3 Febbraio 2024 - 19:18

DIARIO VISIVO

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Donne con la pistola e un Dupieux del 2014
DIARIO VISIVO

Capitolo conclusivo della trilogia del personaggio creato da Vincent O’Neil e Micheal Cala, passato per le mani non certo dorate di Tom DeSimone, Angel Killer III (1988) vede Molly (stavolta interpretata dalla caruccia e piccoletta Mitzi Kapture) ridiventare la prostituta Angel dopo che le viene uccisa la madre appena ritrovata (l’aveva abbandonata nei suoi 12 anni). Scoprendo di avere anche una sorella finita in un brutto giro di prostituzione, droga e vendita di ragazze come schiave nel mondo arabo, come Angel si propone come prostituta di lusso per festini di ricchi depravati per liberare la sorella e vendicare la madre e con l’aiuto di un paio di amici ci riuscirà pur rischiando la vita. E’ questo il capitolo conclusivo, per fortuna, visto che dopo il primo film potabile si era già scesi di parecchi gradini col secondo per arrivare sottoterra con questo. Solite ragazze a seno nudo, tong e calze autoreggenti, un po’ di azione mal diretta e attori decisamente non memorabili. (Voto 5-) Molly è una fotografa ed utilizza una Nikon che insieme a Sony, Mercedes e Toshiba fa parte delle marche presenti nel product placement del film.

Su Netflix gira al momento il sudcoreano Ballerina (2023) del regista Chung-Hyun Lee, quello di The call, un film che si lega all’autodifesa femminile, praticamente un film di vendetta per la morte di un proprio caro (o del proprio cane… cit) come se ne vedono tanti con maschi atletici e cazzuti, ma virati al femminile. Ormai un vero e proprio genere. La protagonista Okju è una ex guardia del corpo (che vediamo nell’incipit malmenare tre rapinatori di un supermercato) scontrosa e solitaria che ha solo un’amica, una ballerina con cui si lega in un rapporto di intima amicizia, forse lesbico. L’amica viene trovata morta da Okju nella vasca da bagno con solo un biglietto in cui c’è scritto: ti prego vendicami. Okju scopre che la giovane era finita nelle mani di un “orco” palestrato e sadico che gestisce un traffico di schiave sessuali costrette al mestiere con il ricatto minacciando di mostrare loro video sessuali estorti utilizzando la droga dello stupro (insomma tutto l’armamentario del maschio predatore). Inizia così, con l’aiuto di una “schiava” liberata, la vendetta violenta e a tratti grottesca. Il regista si diverte (e perché no, ci diverte) mischiando assurdità a coreografie ben organizzate, utilizzando la camera come sovrastruttura stilistica inventandosi riprese azzardate e ambientazioni pop. (voto 6) “Ha preso la mia faccia e la mia Lamborghini!” urla l’orco dopo il primo sanguinoso incontro con la nostra eroina che lo lascia sfregiato e senza l’amata auto, principale product placement del film.

Mentre il maestro dell’assurdo Quentin Dupieux fa il botto con l’incensato Yannick (ma non è il suo ultimo film è in uscita anche Daaaaaalì!;  il regista-musicista sforna film come pagnotte, brevi e pieni di idee), recupero Reality del 2014 (mai uscito in Italia…). Il film è un gioco divertente sull’inconsistenza della realtà. Cosa è vero e cosa no? Un cacciatore uccide un cinghiale e sua figlia vede che nello stomaco dell’animale vi è una vhs intonsa, storia incredibile ma si tratta di un film girato da un regista genialoide. Il produttore del film viene contattato da un operatore che vuol fare il regista di un film horror, glielo farà fare solo se riuscirà a registrare il più bell’urlo di dolore di sempre con cui vuol vincere l’Oscar. Il regista scoprirà poi che il suo film horror è già stato girato, ma è un incubo. O forse no perché ora di registi ce ne sono due… uguali. Il film è tutto così, un entrare ed uscire da sogni, film e realtà in una confusione che non lascia speranze di capire cosa è reale e no. Come il presentatore televisivo che si gratta e vede su di sé bubboni di eczema che… non esistono. Come la vhs trovata dalla bambina che forse esiste davvero e contiene… il film che stiamo vedendo. Sembra che Dupieux abbia raccolto l’eredità del geniale Bertrand Blier i cui film sono stati dimenticati troppo presto. L’assurdo per divertire, l’assurdo per pensare. La vita è assurda, l’assurdo è la vita. (voto 7)

STEFANO BARBACINI

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