Da un film prodotto da Ulrich Seidl cosa aspettarsi se non qualcosa di fuori dagli schemi, irriverente, cinico e senza pietà? Immagini sgranate che ricordano i vecchi super8, film muto con didascalie (solo i rumori di fondo si sentono ma non i dialoghi). Sperimentazione e cinefilia nel film Die kinder der toten visto nella sezione Afterhours del Torino film festival 2019.

Siamo tra le Alpi austriache, in Stiria, in mezzo al folklore del luogo. Nella locanda Alpenrose una coppia di vecchi lascivi, madre e figlia che hanno tra di loro un rapporto che definire conflittuale è poco e altri rudi personaggi del luogo. Questo il contesto iniziale poi però raccontare la trama diventa quasi impossibile. Ci troviamo dentro poeti siriani che scambiano il ristorante stiriano per uno siriano…, un cuoco sbevazzone che causa un incidente mortale, un torpedone di turisti olandesi, un cinema (666) che proietta sedute spiritiche (immagini dei morti davanti agli spettatori-parenti) con lo schermo che si lacera ed invece dei demoni baviani fa fuoriuscire i morti-zombi tra cui personaggi storici austriaci, imperatori, nazisti ed ebrei con la stella gialla, campioni di sci, politici…

La storia dell’Austria rievocata con tutto il cinismo possibile (sembra di essere tornati ai tempi del fustigatore politically incorrect Achternbusch per chi mai se lo ricordasse…), la morte rievocata come cosa desiderata “la morte è casa” viene dichiarato. Black humour dove nulla viene risparmiato e il tutto finisce con una delirante “Oktoberfest” di zombi a base di cucina siriana e birra Puntigamer (principale product placement del film).

In definitiva il film austriaco (ma i due registi hanno natali statunitensi e della Repubblica Ceca…) unisce ricerca dell’immagine cinefila, idiozia demente, cattiveria bunueliana con l’unica pecca di mischiare il tutto nel brodo senza addensare bene la pietanza…