Nei 40 anni che seguo il cinema ho visto cose che voi noncritici non potreste nemmeno immaginare. Critici scoppiare al termine di Un sogno di nome Florida al largo dei bastioni del Torino Film Festival, saltare sulla sedia al botto di Repulsion alle porte del Bergamo Film Meeting, scappare dal cinema di fronte a Haute Tension o Terrifier 2 nei vari horror festival, scioccarsi per le performance di Bodil Joensen al Festival dei 1000 occhi di Trieste, chiedere delucidazioni sulle facce di Gesù di Stan Brakage, tifare in più di un revenge movie, litigare a voce alta per i titoli di Sogni di Akira Kurosawa e urlare "Senza coglioni" ad un Ash (Bruce Campbell) che non riesce a tagliare a pezzi con la motosega la sua ragazza e tanto altro. Giusto per dire.
Domenica primo settembre Milano in sala non molte persone. Tutte coppie. Tutte intorno a me (in alto centrale) Un paio giovani, il resto dai 50 in poi. Il film incomincia con il dolce alla fine del pranzo di matrimonio e la coppia Tirabassi Ocone (i genitori dello sposo Scicchitano) che introducono la coppia (la sposa è Pilar Fogliati) che nel frattempo sta cercando di raggiungere la Love Suite del Grand Hotel Plaza di Roma (il secondo più bel product placement del film) prima di ingropparsi nel corridoio. Fortuna che il cameriere Armando De Razza (uno dei personaggi più riusciti) li indirizza non prima di aver snocciolato il primo elenco di ospiti illustri della suite.
L'idilio dura poco e a causa di un anello e di un assegno trovato in tasca della giacca incomincia un'odissea nella Roma notturna alla ricerca della ex morosa dell'uomo. Un viaggio pieno di personaggi e situazioni strane che non ha ne la visionarietà di Scorsese (Fuori orario) ne la deficienza di Landis (Tutto in una notte) ma ha il potere, grazie alle pare e ai silenzi dei due protagonisti di attivare tutte, ma proprio tutte, le coppie che avevo intorno che commentasvano, anticipavano, criticavano le scelte e le parole dei protagonisti arrivando a confrontarsi con loro e a mettere le cose in chiaro tra loro durante la visione.
In pratica era come stare ne La rosa purpurea del Cairo o meglio Demoni dove il film si era spostato intorno a me e il problema era che ad un certo punto erano molto più interessanti le discussioni fuori che dentro lo schermo.
Anche perchè nel film non succede niente ed ad ogni incontro (escluso il cameriere) ti vengono in mente decine di incontri con personaggi simili ma geniali in altri film. Per fare un esempio l'ex fidanzato regista (Claudio Colica) e il suo corto Il pianto che ha impiegato anni a realizzare non puo non far ricordare il Renatus di Moonwalker con i suoi 20 anni per realizzare saltelli.
Si sa che è il remake di una commedia israeliana di successo Honeymood di Talya Lavie che purtroppo non ho visto ma vedrò di recuperare al più presto per capire le differenze
Interessante il product placement con la Polaroid sempre dimenticata, le scarpe Adidas regalate dall'ex e l'hotel. A proposito chi è il primo? In realtà non è un product ma un location: la Roma notturna vista in tutta la sua bellezza e tranquillità che ti può riservare anche buoni incontri: dall'edicolante alla bella giallista (Valeria Bilello)