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CINEMA
2 Giugno 2025 - 12:19

DIARIO VISIVO (Streaming e recuperi di tutti i tipi...)

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Starlet; Shaitaan; Berlinguer la grande ambizione
DIARIO VISIVO (Streaming e recuperi di tutti i tipi...)

L’autore dell’Oscar Anora, Sean Baker, non è uscito dal nulla, è regista che ha già diretto otto lungometraggi che la mia curiosità (al momento oltre all’ultimo ho visto solo il bellissimo Un sogno chiamato Florida) mi “impone” di recuperare. Starlet è un film del 2012 e racconta di un’amicizia tra una pornostar e un’anziana signora, vedova e solitaria. Jane, la protagonista, è interpretata dalla figlia di Mariel “Manhattan” Hemingway, Dree Hemingway (quindi bisnipote del famoso scrittore). Dree è una modella di una certa fama, filiforme e bella ed è perfetta per interpretare la tipica eroina di Baker (almeno per i tre film che ho visto), una bella ragazza che vive una vita irregolare (anche se più simile alla sua tipologia è la compagna di mestiere e di domicilio Melissa, Stella Maeve, drogata, dal carattere difficile e prostituta). Un giorno, decisa ad acquistare qualche oggetto per arredare la sua stanza porta a casa un thermos che contiene, nascosti, diecimila dollari. I soldi appartengono (ma senza che questa lo sappia) all’anziana Sadie, solitaria e scontrosa vecchina che sogna Parigi. Jane un po’ per un senso di colpa, un po’ per vicinanza umana, entra piano piano nella vita della signora, prima con ritrosia da parte di Sadie, per diventare una sorta di sua amica. Il film è molto semplice ma anche attraente sia per l’interpretazione della Hemingway che per la capacità di Baker di illustrare un mondo alternativo a quello “normale”. Non scade mai nel patetismo e i personaggi sono credibili. Ah, la Starlet del titolo è il cagnolino di Jane… (voto 6/7) Si cita Ikea nel film, si gioca con la X-box, si indossano tute Adidas e scarpe All Star. Product placement del film completato da asciugacapelli Rodiante e da una busta Noe.

Su Netflix potete trovare un horror indiano con una trama intrigante e inquietante. Una famiglia borghese con villa fuori porta con tanto di piscina, “schifosamente” felice e solidale (si scherza, ci si vuol bene, si fa tutti il bagno insieme in piscina), incontra in un Autogrill uno strano personaggio che offre loro il tè e conversa, soprattutto, con la figlia adolescente che comincia ad inquietarsi e chiede a mamma, babbo e fratellino di andarsene al più presto verso casa. Arrivati alla villa, vengono raggiunti a sorpresa (per loro non per lo spettatore…) dal losco personaggio che entra in casa e impone la propria presenza cominciando a dare ordini alla ragazzina che non riesce a far a meno di ubbidirgli. La situazione si scalda e quando il padre cerca di scacciare l’uomo, questo ordina alla ragazza di rompere la testa al fratellino, cosa subito fatta! L’ultimatum dell’uomo, che dice loro di essere il diavolo, è quello di concedergli la figlia per sempre da parte dei due genitori (anche se non si capisce bene perché ne abbia bisogno…) altrimenti darà ordini sempre più cruenti alla ragazza, completamente soggiogata a lui. Shaitaan (2024) di Vikas Bahl (che leggo essere il remake hindi di un film gujarati di successo dal titolo Vash del 2023 in cui la ragazzina soggiogata è interpretata sempre dalla brava Janki Bodiwala), è un film curioso rovinato un po’ dal pippone pro-famiglia finale anche se poi non è così rassicurante sulla pacificazione umana. (voto 6,5) Mercedes unico product placement del film.

Biografia o film storico? Film politico o rievocazione di un’epoca? Berlinguer, la grande ambizione (2024) del documentarista “impegnato” Andrea Segre è un po’ tutto questo e il regista utilizza molte immagini d’archivio di cui è esperto selezionatore. Si ricostruisce qui la vita famigliare e politica del leader del PCI, Enrico Berlinguer, nel momento di massimo successo del partito comunista italiano. Il periodo è quello che va dal 1973 al 1978 quando il progetto di un cambiamento della società, andando verso al compromesso storico con la DC, venne poi troncato dal vile omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Omaggio sentito e pieno di ammirazione (senza trascurarne il volto umano con le difficoltà di figli e moglie ad affiancare un uomo sempre sotto i riflettori e spesso lontano da loro con le perenni sigarette in mano) per un uomo che volenti o nolenti è stato un grande protagonista della Prima Repubblica. Un uomo che, avendo come faro le parole di Gramsci, ha cercato di dare un volto nuovo al comunismo italiano, guardando sempre meno alla Russia (anche mettendosi contro a Breznev intervenendo in un Congresso del PC russo), ma ad un socialismo nella democrazia, sempre dalla parte di operai e uomini sfruttati (ce ne sono in giro ora? è la domanda da farsi). Personalmente è un ritrovare le radici di un’adolescenza passata tra Feste dell’Unità e la speranza di un’utopica uguaglianza dei popoli e degli uomini, speranza che con il tempo è stata castrata dalle politiche liberiste di Reagan e Tatcher e di tutti quelli che li hanno seguiti su questa strada. Gramsci e Berlinguer si leggono, si citano, ma non se ne prende esempio. Segre si avvale della prestazione straordinaria di Elio Germano e trasforma voti noti del cinema in quelli dei politici di allora: Pierobon/Andreotti, Citran/Moro, Acquaroli/Ingrao, Calabresi/Pecchioli, Pennacchi Barca e una Fabrizia Sacchi che sembra la reincarnazione di Nilde Iotti. (voto 6,5)

Stefano Barbacini

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