Approccio grottesco-fantascientifico al problema dell’accoglienza dell’immigrato negli Stati Uniti trumpiani, dove se hai la pelle diversa da quella bianca non sei considerato uguale agli altri. Ecco che allora in Slanted di Amy Wang (che con ironia riflette alcune sue esperienze immaginiamo), film in concorso al Torino Film Festival 2025, arriva Ethnos, l’azienda chimico-scientifica diretta dal mad doctor Willie che con il motto piuttosto esplicito: se non puoi batterli sii come loro, promette la trasformazione dei “diversi” in perfetti wasp (e consiglia di ascoltare Michael Bublé per meglio integrarsi…). Vi si rivolgerà la collegiale sino-americana Joan che, a forza di sentirsi esclusa e non bella come le bionde compagne, si è messa in testa di diventare reginetta al ballo della scuola. La trasformazione riesce ma la ragazza non ha fatto i conti con gli effetti negativi sulla perdita delle proprie origini, degli attriti con la famiglia e della perdita di amicizie vere… Un’operina gradevole sulla scia dell’apparire prima di tutto di Substance (ma siamo ben lontani dalla forza di quel film) che andrebbe bene come episodio della serie culto televisiva Dark Room ma probabilmente non per il concorso di un festival come quello di Torino. (voto 5,5) Abercrombie, la Coca Cola, il Mc Donald’s, Delusional… marche care ai giovani americani, nel product placement del film.
Eva di Emanuela Rossi è un altro film di genere presentato in concorso al Torino Film Festival 2025. Qui si tratta di un horror psico-ecologico con protagonista una donna, Eva appunto, interpretata da Carol Duarte, di bellezza inquietante, attrice brasiliana già vista in La chimera e in La vita invisibile di Euridice Gusmao. Eva la vediamo ad inizio film dar fuoco ad un campo di girasoli e poi mentre circuisce alcuni bambini che poi spariscono. Seguiamo il suo vagabondare finché non arriva alla fattoria di Edoardo Pesce che interpreta un uomo che vive da solo con il figlioletto dopo che la madre è morta o forse solo sparita… Il film diventa a questo punto un mistery psicologico con alcuni pregi (la passione della regista per il cinema di genere, già dimostrata con l’esordio Buio, nel voler proporre cinema di genere, l’attrice protagonista, la buona atmosfera di inquietudine creata) e alcuni difetti (il voler spingere ad ogni costo il lato ecologista, non che io abbia qualcosa contro questo, utilizzando sempre le stesse situazioni già trite come la sparizione delle api, la linfa vitale delle piante, l’abbraccio con gli alberi… aridatece le formiche di Fase IV: distruzione terra!) (voto 6-) Euronics e Adidas nel product placement.
Ancora Edoardo Pesce in un film selezionato dal Torino Film Festival 2025, questa volta nella sezione Zibaldone. Stiamo parlando della biografia equina di Laghat, un sogno impossibile, in cui si ripercorre la storia di un cavallo da corsa, mezzo cieco, che nonostante la menomazione ha vinto 26 corse e ha ottenuto 46 piazzamenti nella sua “carriera”. Il film nella prima parte sembra un normale film sportivo con un fantino che passa, dopo esser stato fermato da una squalifica, dalle stalle (letteralmente) alle stelle. In realtà diventa poi altro, l’analisi impietosa di una famiglia (antipaticissima in tutti i suoi componenti, compreso il fantino) di antiquari che non disdegnano l’illegalità per far soldi. La famiglia è gestita come fosse un boss da Pesce, il padre. Sullo sfondo resta sempre presente il nostro cavallo nero a far da ago della bilancia… Un film molto, troppo, convenzionale, diretto con professionalità ma senza vezzi e, soprattutto, senza passione. (voto 5,5) Mercedes, Renault, Jeep, product placement tutto di auto a cui si può aggiungere una citazione per Instagram.
Perù, Angel è un rivoluzionario che combatte per il riconoscimento della dignità degli indios. Durante una fuga dall’esercito perde il fratello ferito che muore e si ritrova solo nell’immensità del territorio andino. Torna al villaggio dalla madre conscio di essere sconfitto e qui trova gli indios del paese in rivolta contro l’alcalde che non ha impedito l’inizio dei lavori (per mero interesse economico) di una miniera che sta inquinando le acque e avvelenando uomini, donne e bambini. Intanto ad Angel continua ad apparire il fantasma di una ragazza scomparsa, forse perché colpita da un meteorite appena caduto nella zona, probabilmente perché troppo impegnata in proteste contro la miniera… Esordio visivamente folgorante del regista Daniel Vidal Toche, La anatomia de los caballos è in concorso al Torino Film Festival 2025. Il regista si sarebbe potuto limitare a riprendere il paesaggio di bellezza rara delle Ande per stupire gli spettatori, ma il nostro fa di più, ci mette la sua inventiva per darci immagini ricercate utilizzando ralenti, sovrapposizioni, zoomate poetiche, inquadrature da land art ed utilizza il contrasto di luce degli interni per una fotografia di grande forza: sembra di vedere un film di Pedro Costa. Musica, quando c’è, di supporto con archi dissonanti e sfiatate di trombe che stridono come le politiche contro gli indios. Stupenda anche la scena finale che ha il compito di illustrare la frase simbolo del pessimismo di Angel e dei suoi compaesani, pronunciata dalla madre: “il futuro è dietro le spalle”. La scena è composta da un’unica carrellata lungo dei binari da cui si spostano persone e automezzi ma all’indietro, quindi montata al contrario. Bellissimo finale. Bellissimo film. (voto 7/8)