La regista turca Godze Kural presenta in concorso al Torino Film Festival 2025 un film “politico” sull’Afghanistan prendendo spunto da racconti di vita vissuta e, contemporaneamente, rende omaggio al cinema con citazioni, spezzoni di film e manifesti cinematografici. Il Cinema Jazireh (anche titolo del film) oggi è diventato un bordello per omosessuali con alto sospetto di pedofilia, qui vengono portati bambini trovati senza genitori. Qui arriverà una madre vedova che ha perso il suo figlioletto ma solo dopo aver dovuto trovare un espediente per camuffarsi da uomo. Infatti, nell’Afghanistan dei talebani non basta, per una donna, coprirsi totalmente con il burqa, se viene trovata ad aggirarsi all’aperto senza un marito rischia punizioni corporali se non peggio. Anche la visione di film e video, nonché l’ascolto della musica, sono attività vietate e da fare rigorosamente di nascosto, pena la morte per chi li diffonde. La regista gira in modo autoriale con attenzione ai dettagli, senza colonna sonora, con lunghe sequenze e montaggio rarefatto e ci consegna un’opera importante anche come testimonianza di una realtà che l’Occidente non ha voluto cambiare (voto 7) Nel film si vedono una Mercedes e una videocamera JVC.
Altra filmografia che solo ai festival (o quasi) si può vedere è quella del Bhutan e da qui arriva la regista Dechen Roder, con il suo film fuori concorso al Torino Film Festival 2025, I, the song. Il tutto inizia con le disavventure di una donna (licenziata dal ruolo di insegnante e lasciata dal suo uomo) a causa di un video porno che gira in rete dove sembra esserci lei come protagonista. In realtà Nima, così si chiama, sostiene di quella del video non è lei ma una sosia e decide di mettersi in viaggio per andare a cercare la vera attrice del filmetto. Si troverà sulle tracce di Meto, una donna dalla vita instabile che le somiglia come una goccia d’acqua… questa ricerca la porterà anche ad incontrare il compagno di lei, l’affascinante cantante Tandin… Un viaggio verso la scoperta di sé stessa andando a sovrapporsi al suo “doppio” in aria hitchockiana o depalmiana… Il film ha un suo fascino ma anche difetti di “taglio”, nel senso che la trama viene dilatata eccessivamente a causa delle troppe canzoni cantate da Tandin in un eccesso di egotismo, personaggi inutili che appesantiscono il racconto e derive romantiche troppo dilatate. Un intervento di eliminazione del superfluo avrebbe giovato. (voto 6) Vi è anche product placement nel film con la citazione di Wechat, registratore Sony, telefono Blackberry, Mac Apple, Coca cola e una motocicletta Royal Enfield.
Cosa vi aspettereste da un film totalmente gay con atti sessuali piuttosto espliciti, con protagonista uno schiavo sessuale con una madre che sta morendo di cancro? Non certo una commedia con risvolti romantici e invece è proprio quello che troverete se andrete a vedere Pillion, primo lungo dell’inglese Harry Lighton presentato fuori concorso al Torino film festival 2025. Un ragazzo gay diventa lo schiavo sessuale sottomesso in tutto e per tutto (fa i lavori di casa, cucina ed è considerato meno del cane) del motociclista Ray, fustacchione misterioso, leader di una banda di biker tutti omosessuali e tutti con il loro bravo schiavo alla catena… Il film è da vedere perché si ride e si riesce ad entrare in empatia sentimentale (patiamo e siamo contenti con lui…) con un personaggio così fuori norma. Ed è da vedere anche per gli interpreti, l’incredibilmente in parte Harry Melling, che dalla saga di Harry Potter passa ad accettare un ruolo così… scomodo e il macho dalla bellezza impenetrabile Alexander Skargard a cui il primo si rende devoto. Come essere schiavi e vivere felici. Omofobici astenersi. (voto 7+) La maggior parte del product placement verte su marche di accessori per motociclisti (Shua, BMW, Arlen Ness, Caberg, Shua, Dainese, Puma) ma anche le birre fanno la loro parte con Stella Artois e Guinness.
Due coniugi sono da un anno in “pausa”. Il lui della coppia, Kevin, pensa che il problema sia la sua personalità debole e il suo fallimento come attore; allora progetta un incontro riconciliatorio con lei, Suzie, riportandola nella villa, ora sfitta, dove lei ha passato l’infanzia, primo errore… Poi ingaggia un amico per fingere un’intrusione nella villa con un passamontagna sul volto con minacce alla donna per permettere a Kevin di sventare il pericolo scacciando l’assalitore e facendo la figura dell’uomo forte e su cui si può contare, riabilitandosi agli occhi di Suzie per riconquistarla. Il gioco, ahimé, finisce malissimo e scatena una violenza inarrestabile che coinvolgerà tutto il paese in cui la sceriffa è una vecchia amica d’infanzia (con sentore di lesbismo) di Suzie. Untitled home invasion romance, film d’esordio alla regia del volto noto, come attore, Jason Biggs (che interpreta Kevin) e presente fuori concorso al Torino Film Festival 2025, è una nerissima commedia con risvolti slasher, divertente ed apparentabile a film (e serie tv) tipo Fargo. Lode alla cazzutissima Meaghan Rath (Suzie)! (voto 6,5) Polaroid, Mercedes, Bmw, birre Miller e Dark Cedar, citazione di Barbie e Jameson l’elenco del product placement.