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CINEMA
25 Dicembre 2025 - 19:04

LEGAMI FAMIGLIARI UNITI DAI ROLEX

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Father mother sister brother (Jim Jarmush, USA, 2025)
LEGAMI FAMIGLIARI UNITI DAI ROLEX

Immagino (e l’immagina Jarmush) che capiterà a molti di avere parenti che si vanno a trovare una volta all’anno giusto per le feste di Natale e con cui non sapete gran ché cosa dire se non frasi fatte insignificanti e racconti di avvenimenti banali. Come immagino che molta gente, anche in buoni rapporti con i propri genitori, non conosca veramente chi erano nel passato il proprio padre e la propria madre (si fa fatica a conoscere noi stessi…). Ebbene, di questo ci parla Jim Jarmush con il suo ultimo film Father mother sister brother, opera vincitrice del Leone d’oro a Venezia di quest’anno.

Il film è diviso in tre capitoli del tutto indipendenti l’uno dall’altro sia geograficamente che come interpreti e personaggi. Nel primo due figli, fratello e sorella (Adam Driver e Mayim Bialik), vanno a trovare il padre (Tom Waits) che vive isolato in una zona rurale del New Jersey in un paesaggio innevato e ghiacciato. Nel secondo una vicenda parallela vede due sorelle (Cate Blanchett e Vicky Krieps) a Dublino andare a trovare, nell’unico incontro annuale, in cui si mangiano pasticcini e si sorseggia te con il latte, la propria madre (Charlotte Rampling), una famosa scrittrice ma non certo una madre presente. Nel terzo due gemelli (sorella e fratello, Indya Moore e Luka Sabbat) si ritrovano a Parigi nella loro vecchia casa in cui vissero con i propri genitori da poco morti in un incidente aereo.

Gli incontri nei primi due episodi con i genitori “viventi” sono freddi, con dialoghi volutamente banali ed evidenti frizioni tenute nascoste tra loro. Nel terzo, dove i genitori non ci sono più, i due figli ritrovano una comunanza tra loro e scoprono, guardando foto e documenti, di sapere molto poco dei loro genitori. Jarmush riesce a restituire questa freddezza e ipocrisia dei rapporti, la consapevolezza del tempo che passa con il rammarico di aver potuto far di più nei rapporti padri e madri e figli, con il suo ormai noto modo di girare con sequenze quiete, inquadrature dall’alto che bloccano la scena vista da una prospettiva differente, costruzione di personaggi ben caratterizzati (solo come si vestono e muovono se ne capisce la tipologia caratteriale anche se non aprissero bocca...), dialoghi con molte pause di silenzio. Jarmush riprende come se tutto fosse una natura morta, personaggi umani compresi.

Non manca nel film la tipica ironia del regista che nei vari episodi fa in modo di inserire frasi e oggetti che rimandano agli altri come l’acqua, il riferimento alla terra dove vivono come Desolandia (nella traduzione italiana naturalmente), degli skater ripresi in ralenty e il modo di dire Bob’s your uncle (Bob si arrangia nella versione italiana) che in Inghilterra significa tutto è risolto. Ma pure i Rolex (product placement evidente) e il brindisi “ai legami famigliari”: ma il brindisi si può fare con acque, tè o caffè? (voto 6,5)

Adam Driver porta al padre che crede in pessimo stato economico alcuni prodotti “di qualità” italiani, pasta Gragnano, Morelli e conserva Mutti. Nell’episodio inglese invece sono i biscotti Walkers ad ottenere una citazione da product placement così come Uber. Per il resto vi sono varie marche d’auto e moto tutte molto sottolineate in dialoghi e immagini: Range Rover, Chevrolet, Lexus, Toyota, Volvo, Kawasaki. Su tutto però il già citato Rolex.

STEFANO BARBACINI

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