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CINEMA
21 Novembre 2025 - 23:33

TORINO FILM FESTIVAL 2025

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Primo giorno
TORINO FILM FESTIVAL 2025

Inizia il Torino Film Festival 2025, 43ma edizione con il film d’apertura, Eternity, una commedia romantica fantascientifica diretta da David Freyne al suo terzo lungometraggio dopo il film sulla discriminazione degli… zombi (Cured, 2017), e la commedia sul gioco dei sessi Dating Amber (2020). Una coppia di anziani muore e si ritrova in un aldilà in cui si può decidere dove passare la vita eterna post-mortem. I due si ritrovano giovani e pronti per scegliersi un mondo dove stare insieme felici per sempre. Ma c’è un problema, la donna prima di sposare l’attuale marito era vedova di un ragazzo morto nella guerra di Corea. Questo primo amore lo reincontra tra i morti e lui l’ha aspettata, giovane e bello, per 67 anni nell’hub dove alcuni tutor dell’aldilà indirizzano i morti verso la destinazione scelta. Lei ama entrambi e dovrà decidere con chi passare l’eternità… scelta impegnativa! La commedia è ben studiata, si segue bene, ha punti di comicità di livello (la pubblicità dei mondi tra cui il mondo nazista denazificato al 100%, la guerra di Corea come evento di serie B rispetto alla Seconda guerra mondiale…), buoni interpreti (Elizabeth Olsen contesa tra Miles Teller e Callum Turner) ed è un’intelligente esamina dell’amore diviso tra quello energico e focoso giovanile e quello pacificato e duraturo famigliare, nonché dell’importanza e del tormento rappresentato dalla memoria. Peccato che il tutto sia troppo tirato per le lunghe e cerchi spesso l’enfasi romantica rendendo il tutto meno interessante. (voto 6,5). Stranamente senza product placement evidente tenendo conto che non viene neppure sfruttata lo possibilità di inserire una marca di Bretzel dato che proprio uno di questi è la causa della morte del protagonista che ne è ghiotto.

Del concorso si sono visti Ailleurs la nuit della canadese franco-filippina esordiente Marianne Metivier e Hamburgo dello spagnolo Lino Escalera al secondo film (premio Goya con l’esordio No se decir adios del 2017).

Il film canadese potrebbe essere un esempio di quello che ci dovremo aspettare nel futuro dal cinema d’autore sempre più autoreferenziale e schiacciato dal politically correct. L’ecologia, l’amore per la natura e gli animali, l’autodeterminazione della donna, lo studio delle discipline mentali e di meditazione, l’arte, sono tutti argomenti interessanti che però messi assieme solo per glorificarne l’utilità e l’importanza portano a film noiosissimi e senza vere emozioni come questo. Un film che ha un altro difetto fondamentale, credere che quello che interessa a chi lo concepisce, il proprio modo e la propria filosofia di vita, possano interessare gli spettatori a prescindere, senza uno straccio di intreccio narrativo e senza una regia di particolare interesse (in realtà il piano sequenza iniziale lasciava sperare in meglio). Un difetto che molti giovani registi hanno, ovvero la presunzione di essere in grado di imporre al cinema il proprio modus vivendi come se non fosse mai stato sperimentato da nessun altro. I personaggi rispecchiano la visione di questi artisti pseudo alternativi: una tecnica del suono, uno studioso di malattie delle piante, una giovane viaggiatrice, una studentessa alla ricerca di sé stessa, una giovane immigrata, le loro vite si intrecciano in correlazioni di nessun interesse diegetico (voto 5-) nessun product placement.

Hamburgo invece è un noir che si lascia vedere anche se piuttosto stereotipato e con interpreti non memorabili. Protagonisti sono la prostituta romena Alina e l’ex tossico German. La prima è stata costretta al “mestiere” dal compagno romeno che l’ha portata in Spagna con l’idea di guadagnare soldi sfruttando il suo corpo e promettendo di andarsene con lei, il secondo è un disgraziato che ha rovinato la vita della donna che amava (e che ancora ama) per la sua vita sregolata: dietro di sé un bar fallito e una montagna di debiti. Viene aiutato da un amico di gioventù che è anche il pappone, piuttosto violento, di Alina e di altre ragazze costrette alla prostituzione. I due, Alina e German, cercheranno il modo di liberarsi da quel mondo in tutti i modi… Il film dà una visione pessimistica della vita e dipinge personaggi in cerca di riscatto senza mai arrivare ad una densità emozionale e dolorosa, più che sul piano narrativo su quello della rappresentazione, che ci si aspetterebbe da un noir come si deve. (voto 6-) Il protagonista guida una Renault.

Stefano Barbacini

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