Come, Lanthimos affronta il film storico in costume? Quello che non ti aspetti!
Ma poi inizia il film e capisci che l’approccio è ben diverso da quello di un regista classico. Immagini deformate, carrelli improbabili, zoomate e grandangoli eccessivi, ricerca dell’immagine perfetta con poca illuminazione. Virtuosismo esibito dal primo minuto all’ultimo, sesso e volgarità a far da contrappunto ad una sottile e cerebrale lotta di potere. Il nostro resta lo sbruffone provocatore di sempre: per fortuna!
Siamo ai tempi degli ultimi anni di regno della regina Anna Stuart di Gran Bretagna. Fuori dal palazzo (da cui si uscirà raramente) infuria la guerra con la Francia e la situazione politica vede un contrasto tra Primo Ministro e opposizione sull’opportunità di continuare o meno la guerra. Il contrasto più che politico diventa personale e coinvolge anche Lady Malborough influente favorita della regina che è chiamata a fare pressioni su quest’ultima. Anna viene dipinta come donna malata (gotta), bulimica e facilmente influenzabile anche per la sua dipendenza dal sesso lesbico. Lady Malborough la manipola “scopandola”. In questo quadro si inserisce la “povera” Abigail Masham, parente caduta in disgrazia della Malborough che dopo essere stata accolta a corte diventerà la rivale più acerrima dell’attuale favorita per soffiarle il posto utilizzando mezzi subdoli e senza scrupoli. Riuscirà a diventare amica della regina, sua amante ed infine a soppiantare la Malborough nel suo ruolo. Insomma una lotta di potere politico (tra il Primo Ministro e l’opposizione) e personale (quello tra le due donne) in cui Lanthimos gioca sadicamente nella riproposizione di Eva contro Eva in chiave storica.
Il regista stravolge i canoni estetici del racconto in costume storico/letterario un po’ come Sokurov fece con Madame Bovary con attenzione iconografica che prende ad esempio proprio i quadri del Rinascimento e del Settecento. I riferimenti a Greenaway sono forti sia per le ambientazioni che ricordano “I misteri del giardino di Compton House” sia per la cura dettagliata dei particolari visivi di “Nightwatching”, ma la sua irriverenza e attenzione alla parte “carnale” della storia ricorda il grande Kubrick di Barry Lindon. I grandi nomi sono citati non solo ad esempio ma anche come risultato qualitativo.
Le musiche ossessive di Johnnie Burn completano un opera che stravolge i canoni sempre sul filo dell’insopportabile (senza mai superarlo) sia visivamente (continue deformazioni quasi da mal di mare) che come colonna sonora. Un’opera eccessiva e importante, una meraviglia di film completato da un cast femminile fantastico dove alla sadica battaglia anche attoriale tra Emma Stone e Rachel Weisz vince l’Olivia Colman che interpreta la debole e debosciata Anna andando ad aggiudicarsi tutti i premi di interpretazione più importanti (Oscar, Golden Globe, Coppa Volpi…).
Naturalmente nessun product placement.