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CINEMA
13 Settembre 2016 - 00:31

JASON CONTRO LA CIA CON L'AIUTO DI BAND AID

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Jason Bourne (Paul Greengrass, USA, 2016)
JASON CONTRO LA CIA CON L'AIUTO DI BAND AID

Jason Bourne. Solo il nome.

Il quarto capitolo della saga di Bourne con Matt Damon (quindi senza contare The Bourne Legacy) si intitola all'alias dell'agente segreto nato David Webb perchè finalmente riesce a recuperare gli ultimi tasselli per completare la sua seconda identità. Dopo aver finalmente appreso la verità sul suo passato in The Bourne Ultimatum lo smemorato protagonista della saga riesce a scoprire chi e perché lo ha trasformato in una perfetta e spietata macchina da guerra e, soprattutto, chi ha ucciso suo padre. 

Il passato e il presente è la linea fondamentale che attraversa il film. Non solo quelli di Jason ma anche della CIA, delle spie, delle strategie politiche per la difesa della nazione, di un modo di operare. E' lo scontro tra le vecchie strategie degli 007 con licenza di uccidere e le spie tecnologiche, quelle che con internet permettono di tenere sotto controllo chiunque senza girare troppo per il mondo. E' lo scontro tra il vecchio direttore Robert Dewey (Tommy Lee Jones) e il suo pragmatismo "omicida", dell'annullamento del nemico e di chi diventa scomodo (Bourne ad esempio), e la sua discepola, la rampante Heather Lee (Alicia Vikander), che invece fa dell'utilitarismo diplomatico, della strategia ricattatoria e dell'ottenimento del consenso, del controllo e del riutilizzo ai fini perseguiti dallo stato (vorrebbe il reintegro di Bourne) la sua politica. Un mondo che finisce, quello della guerra fredda e delle spy story classiche (e che la saga di Bourne ha omaggiato in precedenza) e un mondo che avanza, quello dell'informatica, dei superuomini e della ipertecnologia a cui fa un ottimo servizio la cinetica e perfetta macchina da regia che è Paul Greengrass, nel campo del cinema action sicuramente uno dei registi più innovativi.

Ma quello che ci sorprende principalmente in questo ultimo capitolo della saga è quello che già ci aveva fatto pensare nella serie tv 24 (e le analogie tra il personaggio di Kiefer Sutherland e quello di Matt Damon non sono poche). Cioè dietro ad un prodotto fatto principalmente per il divertimento macho del pubblico-massa, ci sta un sottotesto che dà adito alle teorie della cospirazione e del dubbio. Se si segue per bene la trama del film vediamo che le possibili piaghe della democrazia americana vengono impietosamente messe in evidenza. In pratica la Cia viene rappresentata come una fabbrica di omicidi quando non di cospiratori; viene detto che alcuni attentati terroristici sono a bella posta organizzati dalla stessa Agenzia; viene insinuato non troppo velatamente che alcuni dei maggiori potentati informatici (Apple? Microsoft?) sono stati aiutati economicamente dalla stessa Cia per avere in cambio la possibilità di controllare chiunque volesse; inoltre le crisi economiche e le proteste di massa vengono abilmente sfruttate per organizzare eliminazioni di gente scomoda, innocente o meno. Sospetti terribili e degni di minare una democrazia, sostenibili con leggerezza perchè all'interno di un prodotto di consumo in cui comunque l'eroe alla fine viene a capo dei cattivi, unici responsabili di queste storture e lo status quo ripristinato. Il patriottismo è salvo e viene presa anche una posizione contro chi come Wikileaks e Snowden mettono in piazza segreti in grado di fare danni alla nazione. Intanto però il tarlo del sospetto è stato messo in libertà e visto il pubblico che viene raggiunto da questi prodotti, la contropolitica ha probabilmente più incisività qui che non in un palloso documentario realistico di denuncia visto da quattro gatti.

Product placement che vede sicuramente protagonista BAND AID che ha un'importante funzione nella trama del film ma pure DELL i cui computer sbucano da tutte le parti.

Stefano Barbacini

Jason Bourne

Regia: Paul Greengrass
Produzione: Universal Pictures
Data di uscita: 01/09/2016
Brand:
Band Aid

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