Andy Sidaris è un regista di culto praticamente sconosciuto in Italia (nella nostra nazione sono stati riscoperti dozzine di registi di genere popolare ma non lui...) Se qualcuno è interessato a saperne di più consiglio due fonti imprescindibili (se riuscite a reperirle naturalmente...), ovvero il numero 4 del 2000 della rivista spagnola Gotham interamente dedicato al suo cinema (e alla sua casa di produzione Malibu Bay Films in società con la moglie-collaboratrice Arlene) e al più recente n. 19 della fanzine francese Trash Times della primavera 2019, nonché sul sito www.andysidaris.com.
La factory dei coniugi Sidaris si basa sulla regola delle tre B: Bullets, bombs and babes, quindi pallottole e armi da fuoco, esplosioni e soprattutto tante tette... Le attrici sono praticamente tutte ragazze che sono state modelle per Playboy e sono generosissime nel mostrare le loro curve. Quindi si riprendono le modalità dell’exploitation che fu (Lewis, Friedman ecc.) e l’organizzazione artigianale di un Corman o di una Troma. Pochi soldi, tanta carne nuda, ma anche il tentativo di allettare lo spettatore, per lo più giovane, con intrighi noir e spionistici con corollario di azione e auto veloci.
Nel suo primo film girato per la Malibu, Andy Sidaris riprende la trama del suo esordio nella fiction, Stacey (in Italia uscì come La porno detective ) in cui una detective deve indagare su un caso di spionaggio: qualcuno sta passando informazioni segrete di tecnologie americane ai russi (ancora sovietici...). In Malibu express però la detective diventa un detective con le fattezze prestanti e baffute di Darby Hinton circuito praticamente da tutte le ragazze che incontra (le vicine di “barca”, una poliziotta, una centralinista e altre...). Ingaggiato dalla contessa Luciana, interpretata dalla milf Sybil Danning che con la sua esperienza di starlet del cinema di serie B erotico (anche italiano) da più di quindici anni brilla tra le tante giovani modelle, si fa accogliere in una famiglia borghese dentro la quale qualcuno o qualcuna dovrebbe essere invischiato nella faccenda. Indagando il nostro scoprirà tutti gli altarini segreti (mogli infedeli, mariti dalla seconda vita queer, un autista gigolò indebitato e ricattatore) e dovrà anche svelare il mistero di un omicidio...
Il film è ancora un prototipo dello “stile-Sidaris”, ancora impacciato nelle scene noir (anche il peggior regista italiano del giallo anni ’70 avrebbe fatto di meglio), mal integrate le scene di nudo (ad un certo punto sembra quasi di essere entrato in un film di Johnny Wadd/John Holmes ma senza le scene hard), e in generale poco ritmo nelle scene d’azione. Ma è già chiaro invece come i coniugi Sidaris abbiano intenzione di attirare le platee: belle ed erotiche attrici (si vede come il regista abbia un occhio particolare nel risaltare il fisico delle attrici ma anche degli attori tra cui un paio di culturisti poderosi), azione e casi da risolvere con lo stile delle serie tv anni ’80 che al tempo imperversano (Magnum P.I., A-team, Hazzard, Supercar) con grosse pistole, belle donne e auto roboanti, e anche un po’ di ironia (piuttosto riuscita ad esempio quando entra in scena la famiglia Buffington formata da due coniugi obesi ed un figlio idiota che sfidano il detective a corse d’auto, oppure quando il nostro si dimostra totalmente incapace di colpire “bersagli mobili” con la sua magnum e allora una generosa amica mostra il suo procace seno nudo per “freezare” il nemico che così viene centrato dal protagonista...).
Colonna musicale con canzoni gradevoli cantate da Barry Walsh e dedicate ai protagonisti del film, una per la famiglia Buffington, una per il detective-cowboy e, particolarmente indicata, una dedicata alle playmate (Girl in the centerfold).
Lato brand (posto che sapere quale sia effettivo product placement o posizionamento casuale non è facile...) annotiamo Nikon, Dunlop, Pepsi, Firestone, Winston, Bell... ma soprattutto Goodyear che troviamo su vari cappellini e tute. Innumerevoli le marche e i tipi d’auto impiegati mentre una nota particolare va dedicata al detto (devo ammettere a me sconosciuto fino ad oggi) “Body by Fisher, brains by Mattel” con anche acronimo dedicato (BBFBBM) per indicare una ragazza dal corpo fantastico (con riferimento al motto delle auto Fisher Body poi inglobate dalla General Motors) e dal cervello da bambolina (con riferimento alla Mattel della Barbie ovviamente...)