Forse l’unico modo per proporre oggi film porno è proprio questo di Jean Marc Barr e Pascal Arnold (ma anche di Von Trier, Larry Clark, Gaspar Noè e i tanti che ormai sdoganano il real sex nel cinema “normale”). Siamo in un momento storico in cui la fruizione della visione di un atto sessuale è a portata di chiunque gratuitamente con un click (per esigenze onanistiche) e in cui non ha molto senso produrre ancora film porno che comunque sono quasi tutti degli all-sex (quando c’è un minimo di trama diventano film lunghissimi perché comunque tutte le combinazioni in ogni atto sessuale devono essere esplicitate) noiosissimi con corpi standardizzati. Ed infatti la crisi del settore è evidente (recente la notizia, tra l’altro, della chiusura della principale rivista europea dedicata al cinema hard, Hot Video). L’utente alla ricerca di sfuggire a questa noia cerca cose sempre più estreme o, all’opposto, di poter spiare la normalità, cioè quello che avviene nelle camere da letto della gente comune che con internet tende sempre più ad esibire i propri corpi nell’atto sessuale postando video amatoriali. Corpi più naturali, gesti non preorganizzati, inquadrature non perfette.
Questo è quello di cui parla Chroniques sexuelles d’une famille d’aujourd’hui che inizia dal viso normale di una studentessa, Coralie, che si riprende con l’Iphone mentre si masturba in classe e immortala la sua giovane vagina in primo piano. Stessa cosa cerca di fare il compagno, Romain, il protagonista, quello che ci accompagna per il film con il suo dialogo interiore dove si lamenta di non aver, a 18 anni, ancora avuto un rapporto sessuale. La sua masturbazione (anche questa senza veli di sorta…) viene però sorpresa dal professore e il ragazzo mandato dal preside.
Sospeso da scuola causerà nella bella madre Claire (Valerie Maes, stupenda milf), un ripensamento sull’informazione dei genitori al giovane riguardo la sessualità. Madre di tre figli, ha un soddisfacente rapporto con il marito e vive in casa con il suocero vedovo. Attorno a lei abbiamo la figlia disinibita sessualmente (Leila Denio), il figlio bisessuale (Nathan Duval) che si diletta ad avere rapporti con ragazze disponibili ad un threesome con due uomini, il nonno che senza più una compagna ha un appuntamento fisso bimestrale con una giovane prostituta (morirà avendo un rapporto con lei…). La donna cerca di capire i misteri del sesso dei componenti della propria famiglia senza troppa convinzione e senza grossi risultati. Intanto Romain (Mathias Melloul) riuscirà finalmente a coronare i suoi sogni perdendo la verginità proprio con la compagna Coralie (Adeline Rebeillard) e postando allegramente i loro atti sessuali su internet.
Scrive Giulio Sangiorgio su un vecchio numero di filmtv nell’ imprescindibile (per chi ricerca un cinema diverso dal mainstream) rubrica scanners: “…questa minima politica della visione restituisce l’atto sessuale alla vita quotidiana, sottraendolo alla retorica dell’hard (…) è un film sessocentrico, ma ha i toni della sitcom borghese e la viva vocazione didattica di antichi documentari scandinavi, balla tra exempla coscienti di esserlo (…) e assomiglia a un leggiadro conte moral più che a un ambizioso trattatello sociologico.”
In effetti la curiosità di Barr ha sicuramente qualcosa di simile a quella di Rohmer per i suoi giovani protagonisti. Cercare di capirne (e carpirne) i comportamenti in evoluzione rispetto ai tempi passati della loro giovinezza.
L’unica cosa su cui non concordo con il bravo Sangiorgio è quando in un altro passo afferma che nel film vi sia “una gioia lontana dalla morbosità”. Ecco, affermare che in Barr non vi sia morbosità non ci sembra esatto. Anzi è proprio il contrario, gli interessi e il cinema del regista sono assolutamente morbosi e tale morbosità restituisce allo spettatore. Quello che è corretto chiedersi è se questo è un male. Se nel cinema dove è evidente che il voyeurismo è la principale pulsione siamo sicuri che la giusta dose di morbosità non sia intrinseca e inevitabile in questa forma d’arte?
Detto dell’I-PHONE anche il MAC della APPLE fa parte del product placement del film e GOOGLE è il vettore di comunicazione. Abbiamo poi VOLKSWAGEN e SONY (auto e videocamera utilizzati diegeticamente). Poi piccole apparizioni di: rivista SUDOKU, cornflakes TRESOR, porta-salviette elettrica KATRIN, negozio PRINCESS.