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CINEMA
7 Maggio 2025 - 14:00

DIARIO VISIVO (Giro di vite di Henry James)

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Suspence (The innocents, Jack Clayton, GB, 1961)
DIARIO VISIVO (Giro di vite di Henry James)

Raccogliendo le suggestioni del cinema delle ombre, delle dark house, dei doppi, delle possessioni diaboliche dell’espressionismo e del cinema degli anni Venti; degli esempi di Freda e Bava; del cinema ricercato e geometrico di Welles; di quello elegante e organizzato di Wyler; ma soprattutto delle pagine di Henry James, Jack Clayton dirige con Suspense (The innocents, 1961), un film seminale per diversi tipi di genere cinematografico, sicuramene quello di fantasmi, l’horror d’atmosfera, il genere psicologico, quello sui bambini diabolici, quello delle trasposizioni di romanzi vittoriani.

Con grande padronanza del mezzo Clayton riesce a incutere paura e inquietudine senza l’utilizzo di particolari effetti speciali. Ottiene il risultato inquadrando un attizzatoio che ravviva il fuoco, con la luce tenebrosa dei candelabri, con movimenti di macchina che girano attorno ai protagonisti, con scostamenti di lunghi piani sequenza irregolari, con inquadrature studiate e perfettamente costruite dosando primi piani e profondità di campo, con le ombre, con il fruscio degli alberi scossi dal vento, con le voci, con gli occhi di primi piani bergmaniani, con apparizioni sulla torre e in riva al lago (due “location” peculiari nell’horror gotico), con il mistero della vegetazione del giardino e della serra, con tuoni e pioggia. E poi la magnifica fotografia di Freddie Francis.

L’istitutrice e baby-sitter ingaggiata da un ricco uomo d’affari che non ha tempo per i due nipoti, un bambino e una bambina, ha il volto aristocratico e pallido di Deborah Kerr, si ritrova con i due ragazzini e una vecchia governante nell’enorme villa di campagna dove abitano. Qui cominciano le apparizioni dei fantasmi di due servitori precedenti entrambi morti. I due bambini cominciano ad avere comportamenti inquietanti. Il film gioca sull’ambiguità di immaginazione e realtà, possessione e alterazione psicologica.

Un film che, parlando di fantasmi e invasamento, ci suggerisce rapporti sadomasochistici e pedofilia.

“La perversione che rifiuta la morte e che passa come una maledizione o una vitalissima sciagura dagli esercizi sensuali di Miss Jessel e Quint ai giochi e ai comportamenti sempre più borderline degli “innocenti” Miles e Flora è resa in maniera quasi tangibile, fisica, e si scontra fragorosamente con la materna dolcezza di Deborah Kerr che nel film, preda delle sue convinzioni (o paranoie?), assume un’aria sempre più spiritata, allucinata, vendicativa.” Così scrive Federico Pedroni su Cineforum nuova serie numero 0

“Da il Giro di vite di Henry James, adattato tra gli altri da Truman Capote. Clayton ha saputo conservare l’ambiguità del racconto, nel quale non si capisce quanto sia realtà e proiezione della istitutrice sessuofoba. L’immagine ha un’altra concretezza rispetto alla parola, certo, ma Clayton non ricorre al repertorio di porte che scricchiolano e babau che saltano fuori da dietro l’angolo, costruendo invece una tensione impalpabile e angosciante” (Mereghetti). (voto 7/8)

Stefano Barbacini

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