Ritorno al suo genere preferito, il gore, per Herschell Gordon Lewis che nel 1970 con effetti speciali molto artigianali (montagne di viscere animali utilizzate) ma decisamente efficaci e disgustosi dirige Wizard of gore. Film anticipatore dell’ondata di horror movies gore e splatter degli anni ’70 che ha fatto entrare definitivamente nell’olimpo dei registi “macellai” il regista (i precedenti suoi film del genere contenevano dosi di sanguinolenza molto meno esibita e comunque trame e svolgimento che risentivano dell’eredità dei b-movies degli anni ’50).
Il film è allo stesso tempo un tantino pretenzioso e molto sconclusionato dietro ad una trama in verità piuttosto lineare. Il mago Montag the magnificent vuole andare al di là dei soliti trucchi dei colleghi e nei suoi spettacoli intende superare il confine tra il reale e l’illusorio facendo leva sulla curiosità e sull’attrazione degli spettatori per il sangue e la morte. Per fare questo ad esempio il trucco della donna divisa a metà non avviene con una ragazza chiusa in una cassa di legno come al solito ma davanti agli occhi di tutti e utilizzando una sega a motore e dal corpo escono viscere e interiora. Oppure il trucco della spada “retrattile” inserita nella bocca di un paio di ragazze viene fatto con spade vere e gli organi interni delle donne fuoriescono malridotti dalla bocca delle stesse. Abbiamo poi esibizioni con il trapanamento della testa di un’altra ragazza con fuoriuscita di cervello e occhi dalle cavità (estratti con le dita da Montag stesso) e la più articolata con una pressa industriale per far buchi nel legno che il mago utilizza per bucare il ventre di una nuova malcapitata con chili di carne (probabilmente di pecora) che vengono mostrati.
Le donne che si prestano alle performance di Montag, tutte apparentemente volontarie (in realtà costrette dai poteri ipnotici del mago), se ne escono dal teatro integre perché tutto è illusione come dice il mago ma poi poco dopo quello che hanno subito sul palcoscenico capita loro sul serio. Omicidio?
A questo punto una conduttrice televisiva affascinata dagli spettacoli di Montag e il fidanzato (scettico cronista sportivo) si interessano della cosa perché lui nota la morte sistematica delle prescelte per gli spettacoli sul giornale del giorno dopo. I due richiedono l’intervento anche della polizia per scoprire gli assassini delle donne ma non arrivano a capo di nulla (nonostante inseguimenti alle vittime dopo le esibizioni) perché queste muiono ma senza intervento di persone e presenza di armi. Illusione? Realtà?
Il finale anticipa i temi di Quinto potere con Montag che invitato in televisione dalla conduttrice televisiva minaccia l’umanità tentando di ipnotizzare tutti gli spettatori (a cui una volta ipnotizzati sanguinano le mani) tramite il televisore ormai presente in tutte le case e poi dar fuoco a tutti. Il pericolo del mezzo per le coscienze. Illusione o realtà?
La trama è incongruente (Come ha ucciso le ragazze utilizzate Montag? Come poteva far sanguinare le mani degli ipnotizzati? Perché e cosa ci faceva con i loro cadaveri che rubava dai cimiteri? Perché progettava di bruciare tutti? Perché se era tutta un’illusione Montag muore quando il giornalista-eroe lo butta tra le fiamme?) e HGL ne era talmente cosciente che tutte queste domande le fa fare dalla sua protagonista a fine film (“Trovo tutta questa storia impossibile”) e poi se la cava facendo il solito giochino tra illusione e realtà. Cosa è vero? Cosa è illusione?
Un film che in qualche modo ha fatto la storia nonostante l’attore protagonista non abbia un minimo di fascino maligno, la protagonista femminile non vada al di là delle minigonne e di una recitazione impacciata, “l’eroe” sembri uno sfigato qualunque, i detective della polizia siano troppo caricaturali per essere veri, gli effetti speciali (almeno rivedendoli) oggi siano decisamente naif e la trama come detto piena di buchi. Eppure la forza e il coraggio iconoclasta del regista diede all’opera quel tanto di weird che affascinò ed influì su tanti giovani registi che vennero in seguito.
The Gazette è il quotidiano che pubblica le notizie degli omicidi, la WTVO 17 invece è il network per cui lavora la protagonista. Tutto qui il “product placement”.