Si capisce con chiarezza come il selezionatore del Tohorror Matteo Pennacchia vada orgoglioso quando riesce a scovare film indipendenti e fuori dai canoni, fatti con spirito artigianale e senza sottomettersi a leggi di mercato. Film girati con pochi soldi, sporchi e irriverenti che visivamente richiamano un’iconografia densa e materica come solo la pellicola riusciva a dare. Poi se ne frega (giustamente) di compiacere il pubblico e butta allo sbaraglio questi ufo cinematografici fuori dal tempo.
Anything that moves di Alex Phillips ne è ottimo esempio (e il fatto che abbia vinto anche il premio del miglior film del concorso rappresenta una vittoria per la visione cinematografica di Pennacchia), girato con una sgranatissima e lurida fotografia che va direttamente a richiamare gli exploitation tra il porno e l’horror che venivano presentati sulla 42nd strada di New York negli anni ’70. Quelli omaggiati dall’esordiente Abel Ferrara, ad esempio, con il porno 9 lives of a wet pussy e con lo slasher The driller killer. Anzi potremmo dire che il film di Phillips (che a occhio e croce quel periodo non l’ha vissuto personalmente), già regista del delirante e volutamente “schifoso” All jacked up and full of worms, è un incrocio tra i due film, ovvero tra i due filoni.
Un sex worker si accompagna (basta che lo paghino) con uomini e donne indifferentemente. Seguiamo all’inizio alcune sue “imprese” e il suo innamoremento con Thea, artista e a volte anch’essa prostituta. Tutto cambia quando vari suoi clienti vengono trovati con un buco in testa e il cervello estirpato. Naturalmente il nostro diventa il primo dei sospettati ed è messo sotto torchio da due detective piuttosto fuori di testa. Lui invece sospetta di Thea, visto che al posto del cervello delle vittime vengono trovate banconote con disegnati grossi falli, peculiarità dell’arte praticata dalla donna…
Il film contiene scene di sesso ai limiti dell’hard e scene splatter da horror underground ed è adatto ad un pubblico che rimpiange quella sozza ma liberissima stagione (il sottoscritto è tra quelli…). Ciliegine sulla torta sono le presenze delle ormai anziane Ginger Lynn e Nina Hartley che ancora si divertono a mostrare impudicamente le loro fattezze non più giovanili, senza o con pochi vestiti addosso. (voto 6/7)
Nessun product placement evidente.