Funny people è la terza regia di Judd Apatow a quattro anni dal suo esordio, in questi pochi anni il nostro ne ha scritti altri 5 e prodotti una dozzina! Ormai il marchio Apatow E’ la commedia in America.
In questo film decide di tornare all’ambiente che conosce meglio e in cui è cresciuto, quello della “Stand Up Comedy”. Infatti i protagonisti sono due, il comico affermato George Simmons e lo sfigatello (tipico personaggio apatowiano e cioè sindrome di Peter Pan, difficoltà con l’altro sesso, incapacità di affermarsi nella vita) aspirante comico ebreo Ira Wright e attualmente commesso in un fast food. Il primo interpretato da Adam Sandler (un’interpretazione clamorosa per capacità di immedesimarsi nel comico che ha più di un punto in comune con se stesso), il secondo da Seth Rogen (altro attor-comico, scoperto proprio dal regista che lo ha voluto nella sua serie televisiva Freaks & geeks).
Il film è nettamente diviso in due, la prima parte è in pratica un buddy movie in cui il più anziano e famoso comico apprende di avere la leucemia e di avere poco da vivere. Durante uno spettacolo di stand-up (in cui troviamo anche Aziz Ansari) a cui tristemente Simmons partecipa dimostrando di aver perso smalto, questo incontra per la prima volta Ira e gli chiede se può lavorare per lui per scrivergli parti di monologo e soprattutto per avere vicino qualcuno in questa difficile fase. Con lo spettro della morte che lo opprime, Simmons è nella fase “bilancio di una vita” che nonostante i soldi guadagnati, l’enorme casa, le donne che gli si buttano nel letto perché famoso si rivela fallimentare. Senza amici, il suo talento sprecato in film di cassetta piuttosto idioti e soprattutto il grande amore della sua vita svanito a causa della sua incapacità di non lasciarsi sedurre da altre donne. Allora Ira diventa il suo “badante”, amico e confidente.
Questa prima metà di film è praticamente perfetta per come la felice scrittura di Apatow riesca a miscelare amarezza e melanconia con la comicità spinta.
Poi però arriva la seconda parte in cui Funny people diventa commedia romantica. Simmons apprende di non essere più malato, reincontra la sua ex che si rivela innamoratissima di lui come lui di lei, però lei ha famiglia con marito e due figliolette e quindi complicazioni… Ira da figura morale nella vita di George diventa figura moralistica e il tutto comincia a girare a vuoto e a tediare (il film è decisamente troppo lungo per quello che ha da dire). Alcuni dialoghi restano brillanti ma il tutto non tiene alla distanza.
Come gli altri film di Apatow anche questo contempla ironicamente le ossessioni tutte maschili del sesso e della virilità con grasse battute a carattere sessuale (vi sono nel film anche la solita “crew” di amici di Ira come lui alla ricerca di una fama che non arriva e attenti più che altro a cazzeggiare, tra cui giganteggia con la sua faccia da “C” Jason Schwartzman) ma intelligentemente stavolta il regista ci aggiunge un contraltare che si chiama Daisy Danby (Aubrey Plaza), anche lei comica con monologhi decisamente pro-donne e con atteggiamenti indipendenti che mettono in difficoltà Ira: se ne innamora e dimostra nonostante la spigliatezza delle proprie battute di non esserlo altrettanto nella vita e nei rapporti di coppia vedendo in maniera tutto sommato retrograda e conservatrice il concetto di “famiglia”. Personaggio in “sordina”, Daisy, con la sua flemma e con la sua “normale” voglia di vivere diventa destabilizzante per i maschi in cerca di dimostrazione di virilità.
Inutile elencare le brand inserite nel film perché l’elenco del product placement è infinito, diciamo che le più visibili sono Myspace (che subisce anche la divertente battuta “ma tu lo usi Myspace?” “no io scopo”), Otto’s Fresh Food Market (fast food specializzato in insalate in cui lavora Ira “pubblicizzato” in un dialogo in cui Ira afferma che fa schifo mentre il collega con meno pretese di fama gli controbatte che è un buon posto perché dà da lavorare, paga e tratta bene il personale), Coca cola (Diet e no), Red Bull, Budweiser (Light e no). Poi praticamente tutte le principali marche di abbigliamento (NB, Wilson, Adidas, Under Armour, Nike, Puma…) e Sharp (tutti i televisori che si vedono nel film sono di questa brand).