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CINEMA
1 Luglio 2021 - 11:49

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI

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Taro the fool (Tatsushi Omori, Giappone, 2019)
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI

Prendiamo un film dei Dardenne, lo misceliamo con un gangster movie giapponese poi lo facciamo esplodere in modo che da scheggie impazzite ed anarchiche ne escano i tre protagonisti del film Taro the fool di Tatsushi Omori.

Lo abbiamo visto all'Estasia di Reggio Emilia e con un po' di coraggio e di animo rock poteva essere scelto come vincitore del festival, ma in mezzo comunque ad un'ottima selezione di film sia la giuria (premio al filippino John Denver trending, film socialmente impegnato ma decisamente "già visto"), sia il pubblico (che ha scelto il bellissimo Aga di Milko Lazarov, film però senza sbalzi di follia e quindi piuttosto irregimentato su canoni autoriali riconosciuti) non lo hanno preso in considerazione. Troppo poco "potabile".

Tre ragazzi dai genitori assenti vengono lasciati alla vita di strada senza una morale da rispettare se non la loro voglia di vivere a mille. Far male alla gente, mettersi costantemente in pericolo, con una propensione sadomasochistica verso l'estremo è la loro "normale" scelta di vita. Tra i tre abbiamo Eiji che si mette pericolosamente contro la mafia e si atteggia a capo per mascherare le proprie frustrazioni, Sugi, l'unico con qualche scrupolo morale e che trova una speranza verso il futuro grazie all'innamoramento per una giovane prostituta prima di essere risucchiato anch'esso dal nulla, e, soprattutto, Taro, analfabeta, senza nessuna conoscenza della vita, vera scheggia impazzita del film. Una pagina bianca che si riempirà, nel momento in cui entrerà in possesso di una pistola, di esperienze di violenza ripetute tanto da farla diventare, questa pagina, nera, anzi nerissima.

Un coming of age brutale e a tratti insensato. Un cinema che colpisce e probabilmente allontana lo spettatore invece di attrarlo. Un film senza "rispetto" per i canoni del racconto tradizionale.

Grandi firme sportive vestono i vari protagonisti del film (Nike, Adidas, Mizuno), la Toyota è il mezzo più utilizzato e la Coca Cola fa capolino in alcune scene. Ma il product placement reale è più "locale" dalla compagnia di trasporti Sunshine Yasaka agli Hotel Vogue e Shelty.

 

Stefano barbacini

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